Ezio Bosso: una lezione di vita
Dieci dita, ottantotto tasti, una platea entusiasta, quella del festival di Sanremo, una sinfonia meravigliosa, “Following a bird”, un nome: Ezio Bosso. Ha 45 anni ed è uno dei nomi più influenti della musica italiana. E anche la sua vita è una sinfonia. Impara a leggere le note prima ancora delle lettere e all’età di quattro anni, grazie a una prozia pianista e al fratellomaggiore, anche lui musicista, suona già il pianoforte. A 14 entra come bassista negli Statuto, con cui resterà per tre anni, decidendo poi di abbandonare la musica pop per la classica. A 16 debutta come solista e da allora suona in mezza Europa, dirige importanti orchestre (London Symphony, London Strings, Orchestra del Teatro Regio di Torino, Filarmonica ‘900, solo per citarne alcune), collabora con grandi nomi della musica (come il famoso violoncellista Mario Brunello), della danza (come i coreografi Christopher Wheeldon e Rafael Bonchela), del teatro (come il regista James Thierrèe) e del cinema (per Gabriele Salvatores firma le colonne sonore di “Io Non Ho Paura”, “Quo vadis, baby?” e “ Il Ragazzo Invisibile”).

Nel 2011, però, Ezio scopre di essere affetto da SLA (Sclerosi laterale amiotrofica), una malattia neurodegenenerativa, che trasforma il suo corpo, il suo linguaggio, la sua vita. Così raccontava tempo fa la sua esperienza a La Stampa: “A un certo punto avevo perso tutto, il linguaggio, la musica: la ricordavo, ma non la capivo. Suonavo e piangevo, per mesi non sono riuscito a far nulla. La musica non faceva parte della mia vita, era lontana, non riuscivo ad afferrarla”.
LA FORZA DI EZIO
Ma Ezio non si dà per vinto e si ricostruisce pian piano. Con impegno, coraggio e tanta ironia ricomincia dalla sua “dodicesima stanza” (così si chiama l’album da cui è tratto il brano che ha suonato a Sanremo: “The 12th Room”):
«Noi uomini tendiamo a dare per scontate le cose belle – ha detto nell’intervista con Carlo Conti -, ma ogni tanto a tutti capita una stanza buia e piccola. Noi siamo dodici stanze, nell’ultima ricordiamo la prima, quando nasciamo non la possiamo ricordare, perché non vediamo, ma nell’ultima la vediamo perché siamo pronti a ricominciare, ho pensato alla parola stanza quando la vita mi ci ha chiuso dentro, in una stanza troppo grande perché il mio corpo potesse percorrerla tutta, ma troppo piccola per contenermi».
E così quest’ uomo “con una disabilità evidente in mezzo a tanti uomini con disabilità che non si vedono” – come egli stesso si definisce – diventa un grande maestro non solo di musica, ma soprattutto di vita. Ezio è la dimostrazione che la forza d’animo è più forte di qualsiasi costrizione esterna, che la vita talvolta può essere dura, ma che gli uomini possono esserlo di più, che le passioni possono salvare dalle “stanze buie” che talvolta tocca attraversare (“la musica è una fortuna e, come diceva il grande maestro Claudio Abbado, è la nostra vera terapia”).
LA BELLEZZA DELLA VITA
La sua storia, le sue parole, il suo esempio sono un invito ad affrontare la vita come una sfida, senza mai perdersi d’animo, ma anzi fronteggiando le difficoltà con tenacia e ottimismo; sono un invito a credere nelle proprie forze, ma ad accettare anche le proprie debolezze, senza mai dimenticare la bellezza che è in noi e l’eredità che ci hanno lasciato le nostre esperienze:
“Noi esseri umani siamo bellissimi, ma spesso, chissà perché, tendiamo a dimenticarcene. Non esistono storie brutte, ma solo tristi, o allegre. E noi dobbiamo avere paura solo delle storie noiose. Ora parlo a fatica, non posso più correre, ma riesco ancora a suonare. E nel momento in cui metto le mani sulla tastiera volo lontano da ogni problema”.
E poi il suo calore umano, il suo contatto col pubblico, quel suo “ciao” coinvolgente come a unirsi con l’umanità intera, e l’idea della musica come ascolto, condivisione, perché “la musica, come la vita, si fa soltanto insieme”, perchè “la musica siamo noi …”

… e Ezio a Sanremo l’ha dimostrato: dentro un corpo che si consuma, vola libera l’anima di un grande uomo che, con la sua sensibilità e la sua grande umanità, ha saputo dare a tutti una grande lezione di vita.

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