Le morti bianche e gli incidenti sul lavoro: dal Qatar all’Italia
Il 2 dicembre 2010, il comitato organizzativo della FIFA ha nominato il Qatar come ospite dei mondiali 2022. Questa decisione, che a primo impatto potrebbe risultare una bella notizia, ha causato la morte di più di 6500 lavoratori. Essi erano impegnati nella costruzione dei dodici stadi e di tutti i complessi annessi, necessari per lo svolgimento dell’evento.
La domanda sorge spontanea: “Queste morti potevano essere evitate?”, altrettanto spontanea è la risposta: “Sì!”. Questo episodio sottolinea quanto la sicurezza sul lavoro sia una tematica importante e del tutto attuale, che riguarda aziende e fabbriche in tutto il mondo.
Nel 2019, in Italia, sono state registrate 1089 vittime sul lavoro e si sono verificati oltre 640mila infortuni, numeri decisamente più alti rispetto alla media europea.
Su questo palcoscenico ha recentemente fatto la sua comparsa un nuovo personaggio: il Covid19. Con l’avvento della pandemia, il sistema economico mondiale ha subìto una grande battuta di arresto e la precarizzazione del lavoro ha spinto migliaia di uomini e donne a mettere da parte ogni precauzione, accettando anche impieghi rischiosi e malpagati.
Nonostante la situazione appaia tragica e senza speranza, pensare che non ci siano delle soluzioni non è esatto. Tanto per iniziare, basterebbe dedicare più tempo ai corsi di formazione, i quali dovrebbero far parte a tutti gli effetti dell’orario lavorativo. Potrebbe essere utile, già durante gli ultimi anni delle scuole superiori, iniziare a parlare di lavoro e sicurezza, magari inserendo le tematiche all’interno del programma di educazione civica. Inoltre sarebbe di fondamentale importanza l’introduzione di un più severo sistema di controllo, soprattutto per gli operai dei cantieri,.
Lunedì 21 novembre 2022, si giocherà la prima partita dei mondiali allo stadio “Al Bayt” e probabilmente, quando la guarderò, il mio pensiero andrà a tutti quei lavoratori che hanno ingiustamente perso la vita.

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