Monte Sole, lapide commemorativa dell'eccidio
Monte Sole, lapide commemorativa dell’eccidio

« Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati…»  Questo era l’invito che, nel suo celebre discorso del 26 gennaio 1955, il giurista Piero Calamandrei rivolgeva ai giovani, chiamati a farsi ricostruttori di un Paese dilaniato dagli orrori del conflitto. Parole che a sessant’anni di distanza continuano a risuonare nell’animo di ogni italiano. Ebbene, se davvero intendiamo raccogliere il suo invito, non possiamo che dirigerci lungo l’antica via Emilia,  girovagando tra le dolci, morbide distese dei colli bolognesi.  Fu proprio all’ombra di queste querce, infatti, che nacque la Resistenza ,forma di organizzazione popolare spontanea in chiave antifascista. Fenomeno, questo, di cui gli storici hanno offerto interpretazioni diversissime:  insurrezione popolare antinazista, guerra civili tra partigiani e repubblichini o addirittura trionfo delle frange più anarchiche. « In realtà» sottolinea il prof. Luca Alessandrini, curatore dell’Istituto per la Storia e le Memorie del ‘900 “Parri” di Bologna « la Resistenza non può essere ridotta a uno scontro tra opposte fazioni   consumatosi tra l’8 settembre 1943 e i primi giorni del maggio 1945 » . Secondo lo studioso, i nuclei del Comitato Nazionale di Liberazione Alta Italia, organizzatori diretti delle rappresaglie antinaziste in terra emiliana, furono soltanto il punto di partenza di un fenomeno sociale estremamente diversificato e complesso, che coinvolse in misura più o meno ampia tutti gli strati della società. « Accanto alla Resistenza agita, vissuta in prima persona da migliaia di uomini ( spesso ex-combattenti fascisti rimasti privi di ordini in seguito alla firma dell’armistizio di Cassibile del 3 settembre 1943), non si può ignorare la Resistenza subita da altrettanti anziani, bambini e donne non coinvolti direttamente nell’azione bellica» . Un aspetto, questo, troppo spesso lasciato in secondo piano. La necessità di eliminare sul nascere qualsiasi forma di opposizione antinazista indusse infatti le SS ad adottare la “linea dura”, colpendo quei bersagli che sino a quel momento erano stati considerati “soggetti neutrali”: le donne e i bambini. «Ebbe così inizio» ricorda lo storico «la stagione degli eccidi, di cui l’episodio di Marzabotto- Monte Sole costituisce la più significativa testimonianza».  Ancora oggi, passeggiando per i  solitari sentieri del paesino emiliano, sembra quasi di udire le urla delle madri e dei bambini,  di percepire l’odore acre dei cadaveri ammassati e bruciati.  Pare quasi che le querce di Marzabotto abbiano memoria delle 770  vite barbaramente spezzate per ordine del feldmaresciallo Kesselring, deciso a sferrare il colpo decisivo  alla brigata partigiana “Stella Rossa”. Un’amara memoria di barbarie,  che si erge a monito perenne per gli uomini di ogni tempo, ricordando che l’umanità può arrivare a distruggere se stessa.

Francesco Cristiano