EXPO: pianeta da salvare?
La parola d’ordine dell’Expo 2015 potrebbe essere pubblicità. Passeggiando tra i padiglioni, non si può fare a meno di notare la quantità di cartelloni pubblicitari che poco si accordano con “la qualità del cibo, la riflessione sull’educazione alimentare, l’attenzione allo sviluppo

sostenibile dell’ambiente”. Questi i temi dell’Esposizione Universale di Milano, il cui motto è “Nutrire il pianeta, energia per la vita”. I marchi di Nutella, Coca Cola e soprattutto McDonald’s, official sponsor dell’evento, simboli del cibo ‘spazzatura’, appaiono come in contrasto. E’ anzi quasi un controsenso che siano tra i protagonisti di una manifestazione che ha tra i suoi obiettivi sconfiggere l’obesità e la malnutrizione. Così anche all’Expo, dove dovrebbero essere esposte le peculiarità di ogni paese, si affermano le multinazionali, a discapito di altri. E’ il caso del cioccolato, la cui produzione è tipica di paesi caldi come il Ghana, il Camerun e la Costa D’Avorio. Queste nazioni, insieme a Cuba e a Sao Tomè Principe, sono infatti riunite nel cluster del cacao e del cioccolato. I cluster danno la possibilità di partecipare all’Expo anche a paesi che non possono permettersi un proprio padiglione, collocandoli nello stesso spazio architettonico intorno a un tema centrale. Nonostante la possibilità di acquistare cacao puro proveniente da luoghi lontani, che di certo non è possibile trovare nel supermercato sotto casa, il cluster “Cacao e cioccolato – Il Cibo degli Dei” è praticamente deserto, mentre è interminabile la fila per entrare nel temporary store Lindt. Anche se il cioccolato Lindt è tra i migliori sul mercato europeo, il cacao puro dei cluster, esotico e non trattato, dovrebbe ricevere molta più attenzione: la scoperta della biodiversità degli altri paesi è infatti una delle maggiori opportunità che l’Expo 2015 offre al mondo. Ma i cluster non possono competere con l’impianto pubblicitario che sostiene le grandi aziende mondiali: i visitatori sono attratti da ciò che è loro familiare, catturati da immagini e cartelloni che conoscono già. Insomma, non possiamo evitare di chiederci: quanto l’Expo si è allontanato dal suo messaggio originario di tutela e promozione della biodiversità? Non è eccessivo lo spazio riservato alla sfilata delle multinazionali?
Maria Rosaria De Santis
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