sianiCari ragazzi, ho letto con piacere e con dolore le pagine del vostro libro (A bordo della Mehari verde, ndr) e ho apprezzato molto il lavoro che avete realizzato con gli insegnanti e il preside. E ho anche apprezzato il vostro coraggio.

“Trent’anni dopo, questo volume costruito dai giovani studenti del liceo che mi onoro di guidare è una testimonianza autentica di amore verso Giancarlo. E’ la sua vittoria!”. Così scrive il preside, prof. Benito Capossela, e anche io la penso così, ma la cosa che mi rattrista è che ci sono voluti 30 anni (troppi) affinché Giancarlo vincesse. È troppo tempo, un tempo esagerato.

E io ricordo bene la sua solitudine a Torre Annunziata ma ricordo altrettanto bene la mia solitudine nei giorni, nelle settimane, nei mesi e negli anni successivi alla morte di Giancarlo. Nessuno sapeva, nessuno era in grado di fare ipotesi. Se ne sono dette tante sul mio povero Giancarlo e nessuno era capace di dire o di scrivere la sola verità. Giancarlo aveva scritto troppo, si era interessato di affari “complicati”. Eppure, bastava leggere i suoi articoli. Grazie al lavoro di magistrati attenti si è riusciti dopo 11 anni a sapere la verità, con le condanne all’ergastolo. Ma è tutta la verità?

Oggi è certamente più facile parlare di Giancarlo, salire sulla sua Mehari, raccontare quegli anni, difficile era farlo allora, nel 1985. La cosa che mi viene da pensare oggi leggendo il vostro lavoro, è che forse vi dovevate incontrare prima, voi, cari ragazzi, e Giancarlo. Se ci fossero state delle “ sentinelle “ come voi in quegli anni, forse, chi sa… Ma la storia voi la conoscete bene, Giancarlo era solo ed è rimasto solo per tanti anni.

Cari ragazzi, spero che Giancarlo rimanga nel vostro cuore. Noi sappiamo che c’è una grande parte del territorio della nostra regione che ha delle risorse incredibili, ed è spesso la parte più giovane, quella che ha sogni, aspirazioni, ambizioni che nessuno è riuscito ancora a distruggere, vi chiedo di continuare a sognare e vi chiedo di battervi per cambiare il nostro sud. Voi ce la potrete fare.

La Mehari che tutti ricordano a Torre Annunziata come a Napoli e che pochi giorni prima dell’inizio delle riprese del film di Marco Risi “Fortapàsc”, è stata ritrovata e che io custodisco gelosamente, è un simbolo di riscatto, di legalità e di giustizia e sarebbe stato bello esporla lì a Torre Annunziata. Ma ancora non sappiamo cosa fare di quella spiaggina, come scrive Roberto Saviano.

Ho voluto, però, con la Fondazione Polis e insieme a Regione Campania, Comune di Napoli e un vasto partenariato istituzionale e sociale, promuovere un concorso internazionale di idee per la realizzazione di un’installazione artistica della Mehari, che sarà collocata al Vomero, presso la rotatoria di via Caldieri. Ma prima ancora che ciò accada e che l’opera vincitrice dell’architetto Vincenzo De Luce sia installata a imperitura memoria nel quartiere dove io e Giancarlo abbiamo sempre vissuto, ho pensato che fosse giusto far compiere alla Mehari il tragitto che la camorra le ha impedito di fare insieme a mio fratello il 24 settembre 1985, dal Vomero alla sede de “Il Mattino” in via Chiatamone. E sì, questa rivincita Giancarlo la meritava e pure quella macchina, che non si è arresa sotto i colpi dei killer della camorra, la meritava.

Quel giorno la Mehari di Giancarlo ha voluto dire a tutti “io sono ancora qui”, nonostante tutto e simbolicamente seduto lì al suo posto c’era anche Giancarlo, non piegato su un lato e senza vita ma bello diritto, vivo e forte.

E’ nato così il progetto “In viaggio con la Mehari”, che ha avuto inizio il 23 settembre 2013, 28 anni dopo l’omicidio di Giancarlo, un percorso partito dal Vomero e che ha toccato la sede de “Il Mattino”, il Palazzo delle Arti di Napoli, il Duomo di Napoli, dove la Mehari è stata accolta dal cardinale Crescenzio Sepe, la Camera dei Deputati e il Senato della Repubblica alla presenza dei presidenti Laura Boldrini e Pietro Grasso, il Comando generale dell’Arma dei Carabinieri grazie all’impegno del generale Leonardo Gallitelli e il Parlamento Europeo a Bruxelles, dove abbiamo incontrato il presidente Martin Schulz.

Ricordo le parole di Schulz: «Sono qui con voi per dire che non siete soli. La lotta alle mafie è sostenuta al cento per cento dall’istituzione che rappresento. Contate su di me come io conto su di voi».

Il “viaggio” della Mehari ha portato con sé non solo la storia di Giancarlo ma anche quelle di tutte le vittime innocenti di criminalità e dei giornalisti uccisi dalle mafie e dal terrorismo e nei territori colpiti dalle guerre, e ancora quelle dei tanti cronisti sottoposti a minacce e intimidazioni. La Mehari è simbolo di legalità perché portavoce delle sacrosante istanze delle vittime di criminalità, dal desiderio di memoria e giustizia all’applicazione di norme che tutelino realmente chi ha pagato con il sacrificio estremo l’aver semplicemente svolto il proprio mestiere o l’essersi opposto con fierezza alla prepotenza del crimine o ancora l’essersi trovato per un maledetto caso lungo la traiettoria di un proiettile vagante. La Mehari rappresenta e racconta anche il vostro impegno a Torre Annunziata, la vostra determinazione nel voler sapere, voler raccontare voler affermare la legalità.

E infatti, come in tutti i progetti sui temi della legalità, un ruolo fondamentale è stato ricoperto dalle scuole. Al Palazzo delle Arti abbiamo accolto tante delegazioni di studenti ed è stato veramente commovente constatare come l’esempio di Giancarlo continui ad essere vivo anche in chi non l’ha mai conosciuto.

Ai ragazzi, a tutti i ragazzi della nostra regione e in modo particolare a voi ragazzi di Torre Annunziata voglio lanciare un appello: salite tutti idealmente a bordo di quella Mehari verde, respirate il profumo di legalità e di giustizia che emana, scegliete di stare dalla parte giusta, quella delle vittime innocenti di criminalità e di chi non si arrende al crimine. Fate camminare quella vecchia spiaggina, con la forza della vostra volontà, delle vostre idee. Qui é in gioco il vostro futuro, il futuro della nostra terra. Lo dobbiamo a Giancarlo, alle oltre 1000 vittime innocenti di criminalità del nostro Paese e a chi continua a sognare una Napoli, una Campania e un’Italia migliori e libere dalla mafia. Trasformiamo insieme questo sogno in realtà. Ce la possiamo fare.

Pensate che il futuro è nelle vostre mani e non permettete a nessuno di rubarvelo, meno che mai a chi fa della violenza la sola ragione di vita. Voi siete più forti e siete la maggioranza.

Paolo Siani, presidente Fondazione Polis Regione Campania