progetto Oplontis
Il prof. John Clarke con il presidente dell’Archeoclub, prof.ssa M.Azzurro, e con alcuni referenti dell’associazione, insieme ai ‘rievocatori’ del Gruppo Storico Oplontino

18 dicembre – “I beni culturali non sono miei, sono vostri”. John Clarke, docente di archeologia presso l’Università di Austin (Texas), ha così affermato al termine della conferenza Il progetto Oplontis: nuove ricerche, organizzata dall’Archeoclub Mario Prosperi presso l’Aula Magna del liceo Pitagora – B. Croce, a Torre Annunziata. Applausi, entusiasmo e sorrisi amari tra il pubblico, composto anche da molti giovani: ancora una volta appare evidente quanto si potrebbe fare in più per valorizzare al meglio il patrimonio archeologico e storico-artistico del nostro territorio.

Il mare e i marmi di Oplontis

Tuttavia, spes ultima dea, come dicevano i Latini: e il prof. Clarke, che da ben dodici anni si occupa dell’Oplontis Project, lo sa bene. L’obiettivo del progetto da lui diretto è chiaro, ben dettagliato nel sito www.oplontisproject.org (e nella pagina Facebook The Project Oplontis): scoprire ogni segreto, portare alla luce ed esaminare fino all’ultimo centimetro il sito archeologico di Oplonti, costituito dalla Villa A (nota come Villa di Poppea) e dalla Villa B (o Villa di Lucius Crassius Tertius, ancora chiusa al pubblico). Soltanto conoscendone a fondo la struttura e l’originario aspetto, infatti, se ne potrà comprendere pienamente il valore e la funzionalità nel territorio antico, intervenendo con adeguati lavori di valorizzazione del sito.

Le ricerche, dopo gli interventi di docenti e studenti dell’università di Austin, procedono attualmente sotto la tutela del Mibact e della soprintendenza archeologica di Pompei. Nuove interessanti scoperte sono emerse durante gli ultimi scavi, ancora in corso, nella Villa A: dagli studi dello stesso professor Clarke e del suo team sono stati evidenziati alcuni importanti caratteri dell’antica dimora patrizia, efficacemente illustrati durante la conferenza dal docente americano. Analizzando la posizione dei resti archeologici e grazie al confronto con altre ville del territorio, con antiche rappresentazioni e testimonianze letterarie (il geografo d’età augustea Strabone descrisse Oplonti come un susseguirsi di sfarzose ville costiere), grazie anche a numerosi carotaggi, gli studiosi hanno scoperto che la Villa di Poppea era, in realtà, una domus costruita in posizione panoramica su una falesia alta 14 metri e sorretta grazie a ingegnosi lavori di terrazzamento e architettonici (terrazze, portici e propilei), voluti presumibilmente dal ricco proprietario per godere della meravigliosa vista sui faraglioni di Rovigliano, Capri e il Golfo di Napoli, ancora non ostacolata dalle colate laviche successive. Indagini georadar e scavi recentissimi hanno permesso di liberare dai detriti anche l’antico tunnel che collegava il porticciolo all’area della servitù: il suggestivo punto d’accesso per i visitatori che provenivano da mare.

Altro interessantissimo aspetto messo in rilievo dal professor Clarke è la ricchezza di marmi preziosi e di materiali pregiati di cui godeva la villa A. Incisioni, disegni, frammenti lignei e altre tracce testimoniano la presenza di zoccolature in marmo dell’Egeo e di pannelli in legno pregiatissimo che rivestivano le pareti delle stanze della domus. I pavimenti in opus sectile (intarsio con pietre), anch’essi di marmo e altri minerali preziosi, decoravano gli ambienti e li rendevano sontuosi. Il vero e proprio elemento di grande lusso erano, però, le colonne e le statue di marmo, di fattura meravigliosa: rendevano la villa unica nel suo genere, meravigliando i visitatori e ribadendo la sconfinata ricchezza del proprietario.

Presenti all’incontro, anche i bravi e appassionati ‘rievocatori’ del Gruppo Storico Oplontino, in abbigliamento ispirato alla prima età imperiale romana, coeva alla villa.

Il futuro del progetto

Al termine della conferenza, diverse domande sono state poste al professore, tra cui quella fatidica su quale sarà il prossimo obiettivo del Progetto Oplonti. Si è appreso che scavi e studi continueranno sul lato sud della Villa A e che si cercherà di realizzare l’apertura di un nuovo ingresso al sito archeologico, ricreando quello originario dal mare.

Torre Annunziata, dunque, ha bisogno di studiosi come il professor Clarke – al quale l’assessore A. Irlando, dopo il saluto del nostro Dirigente scolastico, ha promesso il conferimento della cittadinanza onoraria –; studiosi che, attraverso anni di impegno e di studio, si prendano cura di ciò che di più prezioso si può possedere, la memoria storica dei nostri progenitori. E viva deve rimanere la speranza che i giovani apprezzino maggiormente il loro patrimonio storico-culturale e che, magari scegliendo questo come proprio lavoro, possano riportare Oplontis agli antichi splendori.

 

Immagini: opera propria