MessicoCinquantamila morti e ventisettemila desaparecidos (scomparsi nel nulla). Questo è il numero dei morti in Messico, uccisi dalla criminalità organizzata, dalla polizia e dal governo corrotti, come i 43 studenti uccisi nel 2014 ad Ayotzinapa, o dalla miseria dilagante che riguarda quasi la metà della popolazione. Numeri paragonabili a quelli di una guerra, ma perché il Messico è arrivato a questa situazione?

Messico: le cause della violenza

A partire dagli anni 90 i cartelli della droga hanno iniziato ad espandersi in Messico. Già precedentemente esistevano bande criminali responsabili di omicidi e disordini e che gestivano le attività illecite, ma erano più bande di quartiere nate dal vuoto lasciato dall’assenza del governo nelle periferie. Poi sono arrivati i cartelli criminali, che hanno aggravato la situazione. Hanno tolto il controllo del territorio alle altre organizzazioni e ingrandito il “giro d’affari”. Oggi in Messico il cartello di Sinaloa (quello del famigerato Joaquìn Guzman) gestisce il traffico di droga all’ingrosso, mentre la Familia Michoacana, gli Zetas, i Caballeros Templarios, il cartello del Golfo e il Jalisco Nueva Generaciòn gestiscono le altre attività, che includono estorsioni, tratta di esseri umani, sequestri a scopo di riscatto, pornografia, riciclaggio e traffico di armi e uranio.

I gruppi criminali hanno legami con esponenti corrotti sia della polizia che del governo, e applicano una strategia detta “plata o plomo” (soldi o piombo), cioè se non riescono a corrompere qualcuno, lo eliminano. Nonostante alcuni tentativi di riforma, la situazione della polizia è pessima: in caso di crimini o non indaga per corruzione o perché compie anch’essa crimini come stupri ed estorsioni ai commercianti, o per paura come in molti casi riguardanti i desaparecidos, oppure non riceve fondi e mezzi sufficienti a contrastare il crimine e si trova impegnata in una lotta titanica.

Messico: non è un paese per giornalisti

Purtroppo anche la situazione del giornalismo in Messico è pessima. Secondo Reporter Senza Frontiere il Messico è al 152° posto su 180, con omicidi e intimidazioni ai danni dei giornalisti, ostacolati anche dal governo che ad esempio nega l’autorizzazione ad operare alle radio, obbligandole a chiudere. Quindi i giornalisti sono censurati o si autocensurano per paura oppure vengono uccisi, e ormai il Messico è diventato il paese più pericoloso dell’emisfero settentrionale per un giornalista.

Così sottosviluppo, povertà, analfabetismo, ingiustizia sociale e un sistema statale al collasso si legano causando un circolo vizioso di violenza continua. E la situazione non sembra destinata a migliorare in breve tempo.

Francesco Di Nucci

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Articolo: immagine di softed75, CC0

Evidenza: “MarinaMex.jpg“, di Borderland Beat Reporter Buggs, CC BY-SA 2.5, ridimensionata