I segni del bullismo
Allarme bullismo nelle scuole: lo lancia la Chiesa cattolica in un sondaggio nazionale svolto in tutte le regioni italiane. Dall’inchiesta emerge che circa il 20% di studenti degli istituti primari e secondari ha subito o assistito ad episodi di violenza tra ragazzi, di aggressioni anche a docenti e a vere e proprie manifestazioni di razzismo.
Ma che cos’è il bullismo? Il termine BULLISMO è utilizzato per designare un insieme di comportamenti in cui qualcuno ripetutamente fa o dice cose per avere potere su un’altra persona o dominarla. Si possono distinguere diversi tipi di bullismo: quello diretto (che comprende attacchi fisici e verbali nei confronti della vittima designata); quello indiretto (che danneggia la vittima nei suoi rapporti con gli altri attraverso atti come l’esclusione dal gruppo, diffusione di calunnie sul suo conto e danneggiamento dei suoi rapporti di amicizia); poi c’è il Cyber-bullismo, la diffusione di immagini e pettegolezzi sulla vittima attraverso internet o telefonini). Solitamente le vittime si tengono tutto dentro. Non si confidano con i genitori per la paura di non essere capiti, per paura di essere visti da loro con occhi di compassione e di essere considerati dei deboli. Sembrano accettare questi soprusi con un sorriso, cercano di essere invisibili e covano in loro la vana speranza che un giorno i bulli si dimentichino di loro. Le povere vittime non fanno che chiedersi : “Perché a me ?”, “Che ho fatto per meritarmi questo?”
Il bullismo ha gravi conseguenze sulla vittima, come molti studi dimostrano, sia a breve che a lungo termine. Per le vittime il rischio è quello di manifestare il disagio innanzitutto attraverso sintomi fisici o psicologici, associati a una riluttanza nell’andare a scuola. In caso di prevaricazioni protratte nel tempo, le vittime possono intravedere come unica possibilità per sottrarsi al bullismo quella di cambiare ambiente e scuola. Alla lunga, mostrano una svalutazione di sé e delle proprie capacità, insicurezza, problemi sul piano relazionale, fino a manifestare, in alcuni casi, veri e propri disturbi psicologici; possono essere spinti, nei casi estremi, fino al suicidio.
Paola Cortellesi ha voluto affrontare il tema del bullismo con un monologo che merita di essere visto dal primo all’ultimo minuto. Le parole dell’attrice sono state intervallate dalle note di Guerriero di Marco Mengoni. La Cortellesi racconta la storia del piccolo Giancarlo, vittima di bullismo durante tutto il suo percorso scolastico, fatto di insulti, offese e violenza fisica. Il monologo si conclude con un abbraccio della vittima al bullo. E’ stato un momento di televisione che ha fatto commuovere e riflettere milioni di italiani su un problema che sta diventando sempre più una piaga sociale.
La scelta coraggiosa non è rispondere con altra violenza e neppure chiudersi in se stessi, ma parlare, tirare tutto fuori e liberarsi da un peso.
Se ti senti prigioniero del bullismo, allora spezza la catena: PARLA!
Lascia un commento