Gomorra: serie TV o incitazione al bullismo?
Gomorra è una serie televisiva ispirata all’omonimo libro scritto da Roberto Saviano. A dire “ok” a Gomorra è stato il sindaco di Napoli Luigi De Magistris, che odia ogni tipo di censura e -allo scopo di neutralizzare il diniego della Municipalità che ha potere di veto sulle strade secondarie- ha acconsentito di girare a Scampia le scene della serie televisiva. La storia racconta della guerra tra il clan dei Savastano e degli Scissionisti. Una lotta senza fine piena di sangue, odio e disprezzo. I personaggi con le loro azioni incarnano perfettamente il “malavitoso”, cioè colui che è pronto ad uccidere senza pietà anche i propri familiari per soldi o potere. La serie, inoltre, è anche violenta a livello non solo fisico ma anche verbale, in quanto non si usano mezzi termini, il tutto è molto diretto e aggressivo, tanto che i ragazzi che seguono tale serie, molto spesso tendono ad imitare tali atteggiamenti che purtroppo possono sfociare in azioni pericolose. Gomorra allora è solo una serie televisiva o un mezzo per potenziare il bullismo? Secondo la psicologa Francesca Ferraro, il problema sta proprio nei ragazzi di famiglia borghese, che non solo si vestono e parlano come i personaggi della serie, ma adottano molto spesso anche un comportamento di prepotenza verso i coetanei, diventando così come dei bulli, perchè incapaci di distinguere il bene dal male. Il punto invece è che in Gomorra il Bene (meglio lo Stato) non è mai rappresentato, cancellato per ragioni narrative. Tutto questo perchè la fiction racconta solo di un mondo in cui le sole leggi vigenti sono quelle della criminalità: la sopraffazione, la violenza e la morte. Sembra non esserci mai una via d’uscita, una sorta di luce in fondo al tunnel che dia sperenza ai personaggi di uscire da questo circolo malavitoso. Di conseguenza anche i ragazzi, non trovando questa luce, preferiscono immettersi in situazioni più grandi di loro o dannose per gli altri.
Marilena Merillo & Miriana Collaro – III B classico
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