A 31 anni dalla scomparsa del giornalista napoletano il suo ricordo è ancora vivido nella mente di quanti lo conobbero o l’hanno conosciuto grazie ai suoi articoli.

Siani

Era il 23 settembre del 1985 quando, sotto casa, nel quartiere residenziale del Vomero, a Napoli, Giancarlo Siani fu raggiunto dai sicari della malavita organizzata di Torre Annunziata e ucciso. La colpa di Siani, un ragazzo appena ventiseienne, era stata quella di amare troppo il suo lavoro e ancor più di amare la verità, la stessa che lo aveva condannato a morte.

Chi era Giancarlo Siani?

Giancarlo Siani era un giovane della borghesia medio-alta di Napoli. Dopo aver frequentato con ottimo profitto il liceo classico “G.B. Vico”, iscrittosi all’università iniziò a dedicarsi al giornalismo, rivolgendo particolare attenzione alle problematiche sociali dell’hinterland napoletano che, in quegli anni, erano rappresentate dall’espansione inarrestata della malavita organizzata, la “Camorra”. Fu questa sua passione a portarlo, dopo una lunga gavetta, a diventare corrispondente a Torre Annunziata  per la sezione distaccata de “Il Mattino” di Napoli, a Castellammare di Stabia. Il grande lavoro d’indagine svolto in quegli anni lo portò a diventare emblema dei movimenti anti camorra che in quegli anni iniziavano a nascere nella città oplontina, ma anche personaggio scomodo per i clan locali.

A condannare Siani, un ragazzo dalla faccia pulita, ma che voleva sapere e far sapere troppo, fu un articolo pubblicato il 10 giugno 1985 sulle pagine de “Il Mattino” che riportava questa frase: “Dopo il 26 agosto dell’anno scorso il boss di Torre Annunziata era diventato un personaggio scomodo. La sua cattura potrebbe essere il prezzo pagato dagli stessi Nuvoletta per mettere fine alla guerra con l’altro clan di «Nuova famiglia», i Bardellino”. L’organizzazione dell’omicidio di Siani richiese circa tre mesi durante i quali il giovane corrispondente non smise mai di combattere una guerra che, il 23 settembre dello stesso anno, lo vide vinto, secondo i suoi aguzzini, ma in realtà vincitore, come poi la storia ha dimostrato.

Per non dimenticare

Da quel giorno di settembre di 31 anni fa, Giancarlo è entrato nei cuori di tutti ed è diventato monito per le nuove generazioni. Negli anni sempre più numerose sono state le scuole intitolate a Siani e molteplici le iniziative per non dimenticarlo. Ricordare quest’uomo è un nostro preciso dovere, ma è riduttivo che il suo ricordo si rinnovi per un giorno solo, su 365. Siani non dev’essere un manifesto affisso in strada, non dev’essere un libro e neppure dev’essere una Mehari verde; egli deve rappresentare un modello di libertà di pensiero e uno stile di vita.