Man's clenched fist opposite woman's hand holding heart

“Ferite a morte” è un progetto teatrale composto da venti monologhi, scritto e diretto da Serena Dandini, conduttrice e autrice televisiva tra le più popolari e apprezzate in Italia. Questi monologhi hanno tutti come tema principale quello del femminicidio. Essi sono recitati dalle vittime stesse, uccise dal compagno, dal marito o comunque da un familiare, che parlando in prima persona ripercorrono la loro storia fino al tragico evento. “Ferite a morte” è nato nel 2012 come lettura-evento; nel 2013 è diventato uno spettacolo teatrale vero e proprio e infine, grazie all’enorme successo ottenuto, è stato rappresentato anche nei teatri di New York, Ginevra, Bruxelles, Londra, Parigi e Lisbona. Nello stesso anno “Ferite a morte” è diventato anche un libro che comprende una prima parte formata dai venti monologhi e una seconda parte espositiva e saggistica che tratta della violenza sulle donne nel mondo con una documentata rassegna. Questo progetto teatrale è nato dal desiderio di Serena Dandini di dare voce a donne che non sono ascoltate per niente. La Dandini ha studiato alcuni casi di cronaca nera e poi li ha teatralizzati per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema del femminicidio. La scenografia è semplice, quasi inesistente, se non fosse per il maxischermo su cui si susseguono immagini alle spalle delle attrici. Queste sono vestite di nero, ma indossano scarpe rosse. La musica è usata solo tra un monologo e l’altro, definendo la tragica fine di ognuno di essi. Le storie sono molto differenti: c’è la ragazza uccisa dal marito geloso, quella uccisa dal padre e dal fratello perché non approvavano il suo fidanzamento e quella uccisa da due killer ingaggiati dal marito ricco; queste storie, però, hanno tutte un elemento comune: l’inclinazione delle donne a colpevolizzarsi per aver causato la tragedia. Punto di forza di questi monologhi è il linguaggio talvolta drammatico, talvolta leggero e  ironico, capace di farti emozionare e subito dopo di strapparti una risata. I monologhi, anche se brevi, sono intensi e strazianti e arrivano dritto al cuore degli spettatori; sono capaci di lasciarti un vuoto che  si trasforma in rabbia.

Tra le storie, quella che mi ha colpito maggiormente è stata “Quote rosa”, perché fa emergere maggiormente la fragilità degli uomini che entrano in crisi quando una donna li supera per professionalità e bravura. Molte volte è questo lato fragile, debole degli uomini che li spinge a compiere il femminicidio.

Serena Dandini è stata all’altezza di dare a piatti eventi di cronaca la profondità e la leggerezza delle donne, che sono vittime sia degli uomini sia dei mass-media che le rendono oggetti e le bloccano in una mentalità maschilista e piena di stereotipi.

Elisa Cirillo 2A classico