“SENSO DI MARCIA”: viaggio nelle città della mafia
Presentato a Napoli il docufilm di Duccio Giordano.
Se si pensasse di trovare l’aspetto negativo dell’Italia, nessuno esiterebbe a dire che ciò che la rende marcia è la mafia. La mafia, che mostra sogni ma che allo stesso tempo li distrugge perché, per chi diventa mafioso, ci sono solo due destini: o il carcere, o la morte. La mafia porta via i sogni, le speranze, la libertà. Dove c’è la mafia non c’è vita. Si diventa prigionieri di essa e nessuno riesce a rompere le catene che lo separano dalla libertà. Ma qualcuno ci è riuscito, si è ribellato alla legge del silenzio anche se, come pena, dovrà per sempre vivere sotto scorta. “Non posso uscire nemmeno per un caffè senza le guardie che mi sorvegliano, come il carcere domiciliare…anzi peggio. Ma a me non interessa. Io sono libero, sono libero di dire ciò che penso”, afferma Nicola Gratteri nel docu-film “Senso di marcia” che ieri 15 dicembre Duccio Giordano, insieme a Catello Maresca, ha presentato ai ragazzi di alcune scuole del napoletano nel teatro Acacia di Napoli. Un film\documentario che ha raccontato la mafia da un punto di vista diverso, tramite l’esperienza personale e diretta di magistrati e di uomini comuni che, per sconfiggere la mafia, hanno denunciato mettendo a rischio la loro vita. Un giornalista sulla quarantina decide di andare nelle città controllate dalla mafia per mettere alla prova se stesso e per capire quanto ci sia di vero nel suo lavoro di giornalista, ma anche nella lotta contro l’illegalità e contro la malavita. Inizia il suo viaggio a Gela, a Reggio Calabria, a Napoli e a Milano dove incontrerà e ascolterà la storia di magistrati come Alessandra Dolci, Lucia Lotti, Federico Cafiero de Raho, Catello Maresca, Nicola Gratteri, ma anche di testimoni di giustizia e persone comuni, semplici cittadini che non hanno avuto paura della mafia. “Io non ho paura, perché chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore soltanto una volta”, dice Alessandra Dolci , pm di Milano che si è occupata di ‘ndrangheta nella regione lombarda. La lotta contro la mafia continua e a combatterla non sono eroi o guerrieri ma semplici uomini e semplici donne che impiegano ogni loro forza per dare significato al proprio lavoro e al proprio “ senso di marcia”.
Maria Federico III A classico
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