“La memoria è un dovere, lo è per tutti gli uomini in quanto tali […] e mi pare che sarebbe davvero mancare a un dovere il non trasmettere memoria di quanto abbiamo visto.”, dice Primo Levi, ed è per questo motivo che è stata dedicata una giornata, il 27 gennaio, per non dimenticare lo straziante genocidio degli ebrei e per onorare le vittime di questa terribile carneficina, nella speranza che, attraverso il ricordo, l’umanità possa evitare di replicare una simile tragrdia. E’ stata scelta proprio questa data perché in questo giorno furono aperti i principali campi di concentramento e liberati le migliaia di ebrei sopravvissuti alla “soluzione finale” progettata da Adolf Hitler.

Quest’ultimo, infatti, inizialmente si limitò ad emanare leggi antisemite che portarono alla ghettizzazione degli ebrei con la conseguenza della perdita dei loro diritti di cittadini.

In seguito, però, Hitler, un uomo dai folli ideali, decise di ricorrere ad una soluzione drastica, che costò la vita a milioni di persone tra cui la maggior parte erano ebrei, ma anche omosessuali ed oppositori politici.

Il progetto consisteva nel deportare coloro che non appartenevano alla “razza ariana”, considerata la “razza perfetta”, mediante treni mercantili, nei campi di concentramento, detti anche campi di sterminio.

Una volta entrati nei lager ognuno perdeva la propria dignità;  i deportati,infatti, non erano chiamati con il loro nome d’origine ma individuati mediante un codice impressogli sull’avambraccio.  Inoltre, una volta arrivati e schedati, i soldati sceglievano in base all’età, al fisico e alle abilità chi sarebbe stato ucciso e chi risparmiato. E scioccante pensare con quale scioltezza e velocità gli ufficiali, che avevano nelle proprie mani migliaia di vite, assegnavano i prigionieri ai vari capannoni.

Coloro che venivano “scartati” venivano fucilati o lasciati morire nelle camere a gas ed in seguito cremati, per evitare che restasse traccia dei corpi poiché la popolazione mondiale non era a conoscenza della tragedia che stava avvenendo.

Ovviamente, però, chi veniva inizialmente risparmiato era obbligato a pesanti lavori forzati e a condizioni di vita pessime che annientarono l’umanità sia delle vittime sia dei carnefici. Infatti, non tutti i soldati che lavoravano nei campi erano convinti delle loro azioni ma, essendo stati obbligati, in alcuni casi anche tramite minacce, dovettero adeguarsi e rispettare le regole emanate da Hitler.

I prigionieri, i quali persero la dignità, furono influenzati dal clima di malvagità diffuso nei campi ed assunsero, in alcuni casi, atteggiamenti violenti nei confronti degli altri deportati.

Anche se alcuni riuscirono a sopravvivere a questa terribile esperienza, non riuscirono mai a liberarsi completamente dall’orrore con cui vennero a contatto nei lager, e molti, scioccati si tolsero la vita, poiché, anche se fisicamente abbandonarono i campi di sterminio, ripensavano sempre alle violenze a cui avevano assistito.

Ed è proprio per questo che ogni cittadino deve contribuire a diffondere il ricordo di quello strazio per evitare che l’umanità conosca nuovamente una simile tragedia, che ha turbato milioni di vite.

Francesca Imparato 1^A Classico