Unione Europea“L’Europa è troppo grande per essere unita, ma è troppo piccola per essere divisa. Il suo doppio destino è tutto qui”. Queste le parole del geografo francese Daniel Faucher, che esprimono alla perfezione la condizione dell’ Unione Europea: un organismo politico che è riuscito ad unire solo parzialmente gli stati del continente. Da un lato c’è la consapevolezza che l’unione fa la forza, ma dall’altro ci sono enormi disparità tra i vari paesi membri che impediscono una vera e propria coesione.

Nonostante il 25 marzo si sia festeggiato il sessantesimo anniversario dei Trattati di Roma, il clima non è affatto gioioso. E all’orizzonte non si prospetta certo un futuro radioso. Sono tante infatti le preoccupazioni che animano i vertici dell’UE e che rischiano di minare le già fragili basi dell’unione. Già l’uscita della Gran Bretagna, con la Brexit, è stato un duro colpo per la comunità. Ma quali sono le altre minacce che mettono a rischio la solidità dell’Europa?

Il protezionismo di Trump

Attraverso la firma di due decreti, il presidente americano intende rendere più difficile le importazioni europee negli Stati Uniti. L’amministrazione americana sta valutando su quali prodotti del Vecchio Continente imporre dei “superdazi” (si parla di un aumento del 100% delle tariffe). Tra quelli che sono stati messi nel mirino ci sono molti “Made in Italy”, tra cui la Vespa e l’acqua San Pellegrino; ma anche l’acqua Perrier e il formaggio Roquefort (entrambi francesi), prodotti Nestlè, le moto KTM e Husqvarna. In totale ci sono circa novanta eccellenze europee a rischio.

Questo atto sarebbe stato causato dal divieto imposto dalla comunità europea di esportare in Europa la carne di manzo americana trattata con ormoni, poiché ritenuta pericolosa per la salute dei cittadini. Gli Americani, al contrario, ritengono che i rischi per la salute dovuti al consumo di carne agli ormoni siano nulli. Queste due posizioni opposte sono dovute ai diversi modi in cui vengono esaminati i cibi. Per gli Europei possono essere consumati se si dimostra che non arrecano danni alla salute; per gli Americani se non si dimostra che non sono pericolosi.

Nel 2009 fu trovato un accordo: i commercianti americani avrebbero potuto esportare in Europa solo carne non trattata con  ormoni. Con l’elezione del nuovo presidente, però, gli allevatori americani sono tornati a farsi sentire. E Donald Trump ha colto l’occasione per portare avanti il suo progetto di “America first”, incentrato su una politica economica protezionista: una vera e propria minaccia al libero scambio, che rischia di causare una guerra commerciale. In realtà le conseguenze di questa scelta, oltre che sull’Europa, potrebbero ricadere anche sugli stessi cittadini americani, che vedrebbero raddoppiare il prezzo di molti prodotti.

Un’Europa a due velocità

Per reagire alla politica di Trump, i vertici ritengono che sia inevitabile prendere una drastica decisione: dividere in due l’Europa. E’ così che è nata l’idea di un’ ”Europa a due velocità”, o più propriamente “Europa a cerchi concentrici” o “Europa a geometria variabile”. Essa consisterebbe nella formazione di due gruppi, ognuno dei quali avrebbe un ritmo di sviluppo e di integrazione diverso, in base alle diverse possibilità economiche.

Gli esiti di questa soluzione sono però assai incerti. I paesi-guida dell’unione, Germania, Italia, Francia e Spagna, insistono per la realizzazione di questo progetto. Esso, infatti, potrebbe permettere a paesi che hanno lo stesso livello di sviluppo di procedere all’unisono, senza essere messi in difficoltà o rallentati da altri. Inoltre potrebbe dare la possibilità di creare un gruppo di paesi “virtuosi”, in grado di competere con le grandi potenze della Russia di Putin e dell’America di Trump. Per altri stati, in particolar modo quelli che si sono uniti da poco alla comunità europea, come Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, invece, questa decisione porterebbe inevitabilmente a una scissione dell’Europa e, conseguentemente, alla fine del sogno europeo. Questi paesi ritengono che il principio fondante dell’unione sia quello di dare uguali opportunità a tutti gli stati membri.

Tuttavia anche nel caso in cui si dovesse realizzare questo progetto – come ha affermato la stessa cancelliera tedesca Angela Merkel – sarà fondamentale mantenere un mercato comune, condizione indispensabile per favorire il progresso di tutti i membri dell’UE.

La situazione dell’Italia, per quanto riguarda l’Europa a due velocità, è piuttosto ambigua: in quanto paese fondatore della comunità europea (insieme a Belgio, Lussemburgo, Paesi Bassi, Germania e Francia), meriterebbe di far parte del “gruppo di testa”; tuttavia la situazione economica del Belpaese è disastrosa, a causa dell’alto tasso di disoccupazione e dell’ingente debito pubblico.

In conclusione…

Comunque vada, ogni decisione che sarà presa sarà determinante per le sorti non solo del Vecchio Continente, ma dell’intero pianeta. Questo è il momento in cui l’Europa deve mostrarsi unita, capace di fare squadra per poter competere con le varie potenze mondiali. La storia ce lo ha insegnato: l’Italia del 1400-1500, divisa in tanti piccoli stati, in continuo contrasto fra di loro, non fu in grado di resistere alle grandi potenze straniere della Francia e della Spagna. E la stessa sorte potrebbe toccare all’Europa se i singoli paesi non saranno capaci di mettere da parte gli interessi personali per il bene comune.