“Vi auguro di diventare egregi.”

È questo l’augurio di un ragazzo, Emanuele Cerullo, venticinquenne nato a Scampia, ospite del Liceo Pitagora – B.Croce, che racconta, sotto forma di poesie, la realtà del suo quartiere, in cui vive ancora oggi.

‘Egregi’ dal latino ex grege, ‘fuori dal gregge’, significa essere diversi dalla massa, distinguersi: questo è  quello che Emanuele ha fatto, vincendo soprattutto grazie alla sua ‘diversità’.

Durante l’incontro, tenutosi il 16 gennaio 2018 nell’aula Magna della sede centrale del nostro istituto, l’autore ha raccontato agli alunni le diverse fasi della sua vita, dalle ‘vele’ al successo.

Cerullo ci ha tenuto a evidenziare una data, il 23 aprile 2007. “La mia scuola partecipava a un concorso e la mia professoressa di italiano, venuta a sapere che scrivevo poesie, mi impose di scrivere dei versi. Avevo scritto qualcosa, sì, ma nulla di soddisfacente.” – dice – “Ero infatti abituato a scrivere spontaneamente e nessuno mi aveva mai imposto di farlo.” Cerullo però risulta uno dei finalisti del concorso e così si reca in una libreria per la premiazione, con altri ragazzi: tutti i finalisti vengono premiati, tranne lui. Il suo, infatti, era un premio speciale: la scuola aveva fatto stampare alcune delle sue poesie racchiudendole in una raccolta intitolata “Il coraggio di essere libero”. È da lì che inizia tutto.

“Se dovessi spiegare ad un bambino la poesia, cosa faresti?”

“Parlerei di sentimenti. Chi più dei bambini percepisce bene i sentimenti? Lo farei attraverso la musica. La musicalità del verso è molto importante.”

“Essere poeta è un po’ essere bambini”.

Emanuele ritiene che il suo successo sia dovuto al fatto di non aver scritto per un pubblico, ma per affermarsi personalmente e umanamente. Egli vedeva nel foglio un amico, vi si specchiava, si sfogava, senza sentire il bisogno di pensare a un destinatario.

Un autore che Cerullo ha sentito e sente molto vicino è Dante: il Dante della Divina Commedia. Egli infatti dice che l’inferno descritto da Dante è anche un po’ l’inferno che si vive nelle ‘vele’ di Scampia.

Abbiamo fatto visionare all’autore alcuni minuti del film Il Postino di Massimo Troisi, dove il protagonista, Mario, chiede a Pablo Neruda se l’intero mondo può essere considerato una metafora e il poeta, quasi turbato, decide di non rispondere subito. Emanuele spiega che il comportamento di Neruda sintetizza pienamente quella che è la ricerca di se stesso, proprio come la poesia: una ricerca costante.

Ecco perchè le poesie di Cerullo, pur parlando principalmente di Scampia, trattano anche argomenti come l’omertà e l’indifferenza che portano al male, ad alzare muri dai quali scaturisce spesso un assordante e colpevole silenzio con il risultato di una società che non è incapace di vedere, ma che non vuole vedere la realtà, una società che difficilmente riuscirà a crescere davvero.