“Le leggi per la difesa della razza approvate dal Consiglio”: così il Corriere della Sera, storico quotidiano nazionale fondato nel 1876, intitolava la prima pagina dell’edizione del pomeriggio dell’11 novembre 1938. Il re Vittorio Emanuele III aveva promulgato il provvedimento. Benito Mussolini, leader del Partito Nazionale Fascista, su un palco posto in Piazza dell’Unità d’Italia a Trieste aveva annunciato il contenuto del decreto, adeguandosi alla legislazione antisemita della Germania nazista, che fin dal 1933, anno dell’ascesa al potere del Führer, Adolf Hitler, aveva varato una serie di provvedimenti contro gli ebrei, che degenerarono nell’Olocausto, il genocidio di 6 milioni di persone. Il documento, che parlava di “razza ariana italiana”, firmato tra gli altri da Almirante, Fanfani, Balbo e Badoglio, era diviso in punti e sanciva che esistevano varie razze umane che si dividevano in grandi e piccole razze e che la popolazione dell’Italia era nella maggioranza di origine ariana.  Secondo il decreto, gli ebrei non appartenevano alla razza italiana e i caratteri fisici e psicologici puramente europei degli Italiani non dovevano essere alterati in nessun modo dalla commistione con quelli ebraici. Quest’anno ricorrono gli ottanta anni dalla promulgazione delle leggi razziali, massima espressione dell’antisemitismo italo-tedesco di quel periodo e di quelle sconsiderate politiche nazionaliste che condannarono il mondo al secondo conflitto mondiale. Se, tuttavia, il nazionalismo è una malattia, il fascismo e il razzismo sono una follia. Il popolo italiano non era mai stato particolarmente razzista, a differenza di alcuni Paesi nordeuropei, ma la politica colonialista del 1936 con la conquista dell’Etiopia determinò l’ascesa di un’ideologia xenofoba. Dopo la seconda guerra mondiale le ideologie nazi-fasciste furono quasi totalmente sconfitte da una Costituzione, nata dalla resistenza, volta a stabilire le regole fondanti della democrazia e ispirata ai valori di solidarietà. Tuttavia, nel 2018, dopo quasi un secolo di lotte per la difesa della democrazia, nelle ultime elezioni si sono presentati alcuni partiti di ispirazione fascista come Casapound e Forza Nuova, espressioni della nuova destra estrema italiana, che hanno riproposto discorsi razzisti e antisemiti, i cui esponenti in campagna elettorale hanno esposto fantomatiche proposte di governo come il protettorato di una parte di territorio a nord della Libia per frenare il flusso migratorio verso l’Italia. È inconcepibile come in un Paese democratico, egualitario, repubblicano come il nostro si possa concedere l’opportunità di far parte di un Parlamento libero a partiti di ispirazione fascista, dei quali la nostra Costituzione vieta la formazione, che è considerata reato e penalmente perseguibile perché contraria a ogni sorta di libertà.

Vincenzo Pinto – V B classico