È da tempo, ormai, che sulla home di Youtube, piattaforma web che consente la condivisione e la visualizzazione in rete di video, appare una didascalia che per titolo ha “Articolo 13”. Cliccando su quest’ultima, la scheda del telefono (o del computer) porterà l’utente su un’altra pagina, dove sono messe in evidenza le seguenti parole:

L’articolo 13, così come è stato formulato dal Parlamento Europeo, creerà gravi conseguenze indesiderate per tutti. Collaboriamo per trovare una soluzione migliore.

In breve tempo, anche grazie ai continui video che sono stati prodotti e che tuttora vengono elaborati, la notizia ha scatenato il panico fra gli utenti che, tra ipotesi azzardate e teorie confuse, ancora non sanno come gestire la situazione.

Ma che cos’è l’articolo 13?

Prima di rispondere a tale quesito, è necessario fare un passo indietro. In particolare, bisogna tornare a quest’estate, nel mese di luglio. Allora il problema non era l’articolo 13, bensì l’articolo 11 che, dopo la bocciatura da parte del Parlamento Europeo a Strasburgo, è stato approvato – in una versione modificata – nel mese di settembre.

Ciò che ha portato al confronto su questi due articoli è stata la nuova direttiva sul copyright, le cui regole approvate nell’Unione Europea sono ferme al 2001, e sembrano non adeguate, come è dimostrato dalle svariate lamentele da parte degli editori che incolpano le piattaforme online di utilizzare i loro contenuti, senza ricevere un giusto compenso.

L’obiettivo, dunque, era quello di creare un nuovo equilibrio che rapportasse in maniera differente editori e web. Tuttavia, l’articolo 11 continua a favorire più gli editori che le piattaforme e, proprio come l’articolo 13, rappresenta un pericolo per la libera diffusione delle informazioni online

La versione dell’articolo 13 proposta andrebbe a eliminare il sistema di notifica e rimozione attualmente in vigore per proteggere i titolari dei diritti e le piattaforme. Ciò renderebbe le piattaforme come Youtube, Facebook, Instagram, Soundcloud, Dailymotion, Reddit e Snapchat responsabili, al momento del caricamento, di qualsiasi violazione del copyright nei contenuti caricati da parte di utenti, creator e artisti. Per questo motivo Youtube sta lanciando un appello urgente a tutti gli utenti, chiedendo anche di diffondere l’hashtag #savetheinternet, poiché c’è il rischio di non poter più caricare sul “tubo” cover, remix, parodie e contenuti artistici. In questo periodo, inoltre, strumenti per la verifica del copyright come Content ID non si sono dimostrati sufficienti e, con l’attuale testo dell’articolo 13, non saranno in grado di aiutare le piattaforme a mantenere i contenuti. Content ID, inoltre, funziona soltanto se i titolari dei diritti lo utilizzano e indicano con chiarezza i contenuti di loro proprietà. Tuttavia, in molti casi, le informazioni sulla proprietà del copyright mancano, oppure non tutte sono disponibili. Ciò significa che nessun sistema può identificare con precisione le informazioni complete sul copyright al momento del caricamento.

Le parti più duramente colpite da questo emendamento, se non saranno presi provvedimenti, saranno soprattutto i creator. Qualunque violazione del copyright porterà all’eliminazione e al blocco dei video, a meno che non venga dimostrato di possedere tutti i contenuti che compaiono durante la riproduzione. Un’altra domanda. 

Se la questione sull’articolo 13 è così complessa e importante, perché non se ne parla al telegiornale?

Il motivo è semplice: il web, per i mass media come la televisione – ma anche per i comuni giornali – rappresenta un nemico non indifferente. Da quando esiste Youtube, infatti, il pubblico della televisione è vertiginosamente diminuito, e se la piattaforma web più usata al mondo inizia a vacillare, a causa della scarsa diffusione della notizia riguardante l’articolo 13, la situazione va a vantaggio dei canali televisivi.

Nonostante la situazione sia più grave di quel che sembra, c’è ancora una soluzione.

Il testo è in fase di stesura e potrebbe essere approvato entro la fine dell’anno, e tutti gli stati membri dell’Unione Europea avranno due anni di tempo per accettare la direttiva nel diritto nazionale. Il tempo stringe, ed è quindi necessario agire in fretta e in massa.

Fai sentire la tua voce e quella dei tuoi amici:

  • Con un video riguardante l’articolo 13;
  • Con un tweet sull’articolo 13 e l’hashtag #SaveYourInternet;
  • Firmando e condividendo la petizione portata avanti dal sito change.org ;
  • Partecipando al movimento su youtube.com/saveyourinternet

Le cose possono ancora cambiare. Se sceglierai di contribuire, il merito sarà anche tuo.