Ciao, mi chiamo Ahmed, ho 12 anni e vivo ad Hodeida, in Yemen. Non so dirti precisamente dove si trovi perché non ho studiato la geografia. Mio padre dice che siamo In Africa e io prendo questa notizia come vera. Sono il settimo di 11 fratelli, precisamente ho otto fratelli e tre sorelle, o meglio avevo: alcuni di essi sono morti per la fame e i miei due fratelli più grandi non li vedo più da due anni, da quando sono partiti per la guerra. Ebbene sì, nel mio paese c’è la guerra e si muore di fame. Non so contro chi o cosa facciamo la guerra, so solamente che ci sono delle persone che ogni giorno lanciano delle bombe sulle nostre case e uccidono persone. L’altro giorno una bomba è caduta vicino casa di mio zio e ha ferito lui e i miei cugini che ora si trovano in ospedale con schegge di vetro nel corpo… e mia zia, ti starai chiedendo, dov’è? Beh, lei è morta in ospedale per una emorragia, per partorire il mio cuginetto perchè, dicono,  non c’era sangue per le trasfusioni.

Da quando avevo sei anni sono arrivati in città dei signori con pistole e fucili e hanno detto che ci avrebbero protetti… ma da quel giorno sono iniziate a piovere le bombe e non vado più a scuola, l’hanno distrutta.

Mio padre torna a casa con pochi soldi, giusto per comprare 1 kg di farina e dell’acqua potabile che ci dovranno bastare per una settimana. Mio padre è un ingegnere ma da quando è iniziata la guerra lavora al mercato del pesce, un mercato surreale dove insieme ai pesci a volte arrivano anche i pescatori ammazzati, perché da noi la pesca è vietata.

Almeno tre giorni alla settimana accompagno mia madre in ospedale, uno dei pochi rimasti. Siamo fortunati perché ci abitiamo vicino, non so quanto è distante ma generalmente ci impieghiamo 2 ore a piedi (la macchina che avevamo l’abbiamo venduta a quei signori di prima, la benzina costava troppo, ha detto mio padre). Mia madre durante il tragitto porta in braccio mia sorella e mio fratello; io invece trascino un contenitore di plastica nella speranza di trovare qualcosa di utile per terra o magari dell’acqua. Ogni volta che andiamo in ospedale vedo sempre camion con delle scritte diverse, la più comune è “SAVE THE CHILDREN”e, mentre mia madre fa controllare mia sorella, io cerco sempre di recuperare qualcosa dai camion. Mia sorella è ancora obbligata a fare “la prova della fascetta”, come l’ho chiamata io: ti legano una specie di cordicella al braccio e se la cordicella segna rosso significa che devi tornare ancora in ospedale; anche a me era rossa fino all’ anno scorso, ma ora è gialla e per mia madre va bene così. Mio fratello invece ha il colera, una malattia che anche molti dei miei amici hanno.

 

Da grande vorrei partire anche io per la guerra e pilotare un jet per lanciare le bombe contro Israele o  Trump. Non so chi siano precisamente questi, ma i signori ci hanno insegnato a ripetere sempre questa frase: “Morte all’America, morte a Trump, morte a Israele, Dio è grande”; inoltre la trovo scritta dappertutto, ma l’unica parola che capisco è “morte”, Trump invece, me l’ha spiegato il mio papà, è un animale, d’altronde trovo la sua faccia spesso raffigurata per strada  insieme a un maiale o altri animali.

In città si trovano molti manifesti raffiguranti uomini che hanno difeso lo Yemen, ho capito solamente la settimana scorsa che quelle persone sono morte; infatti, quando hanno visto la foto di mio fratello, i miei genitori hanno pianto.

Due giorni fa i signori sono ritornati in città, stavano cercando nuovi soldati.

Sono stato scelto ed io ero felice: il mio sogno si era realizzato.

Oggi sono morto, mi hanno colpito 2 volte al petto e nessuno mi ha aiutato… mi hanno lasciato lì. Mentre giacevo, alcuni signori in divisa con un casco blu hanno provato a rianimarmi ma non c’era più nulla da fare.

Ad oggi la guerra in Yemen conta 9700 civili feriti, 8700 civili uccisi e 85000 bambini da 0 a 5 anni morti di fame e la situazione è destinata a peggiorare. Secondo i dati diffusi dalle Nazioni Unite, nelle prossime settimane le razioni alimentari che giungeranno saranno diminuite e saranno esclusi 2 milioni e mezzo di bambini dai servizi primari per mancanza di fondi. Nel 2011 il paese è stato coinvolto nella ‘primavera araba’ e dal 2015 gli Houti, un gruppo ribelle, ha occupato il Nord del paese, non riconoscendo il governo democraticamente eletto. La guerra nasce come uno scontro civile e nel tempo si è trasformata in una guerra per procura come in Libia e in Siria. Con l’intervento dell’Iran e degli Stati Uniti in questa guerra anche l’Italia è stata coinvolta; precisamente vendiamo armi e bombe che vengono usati nel conflitto.

Anche noi abbiamo ucciso Ahmed.