E’ iniziato nel peggiore dei modi il nuovo decennio. E’ iniziato con una ferocia forse inaspettata, ma che probabilmente attendeva solo il momento giusto per essere rilasciata. Il 3 Gennaio un raid aereo americano ha colpito e distrutto un’ auto nei pressi di Baghdad, capitale dell’Iraq. Nulla di strano, purtroppo, verrebbe da dire, se non fosse che  è stato colpito a morte il generale iraniano Qassem Suleimani, una delle personalità più influenti del Medio Oriente e probabile successore  dell’attuale ayatollah Ali Khamenei alla guida suprema dell’Iran. I giorni successivi, come previsto, sono stati un crescendo di tensioni tra le due potenze, con l’Iran che ha deciso di uscire dall’accordo nucleare con gli USA del 2015, con la conseguente possibilità di aumentare la  produzione dell’uranio. Le conseguenze dell’attentato si sono fatte sentire anche in Iraq, che si trova nella sfera di influenza di Teheran, nonostante la presenza di soldati americani sul suo territorio. Il parlamento iracheno ha infatti chiesto il ritiro delle truppe americane dal paese. La risposta di Trump non si è fatta attendere:il presidente degli USA ha  dichiarato che in caso di contrattacco verranno colpiti ben 52 siti iraniani, tra cui alcuni di grande valore culturale.

Nelle ultime ore, dopo la risposta iraniana con un raid missilistico contro alcune basi militari statunitensi in Iraq, le dichiarazioni di Trump sono apparse più concilianti,  ma forse per i prossimi giorni assisteremo ancora ad un braccio di ferro tra i paesi coinvolti in questo gioco così pericoloso.

La storia del conflitto

La storia dei conflitti in Medio Oriente non inizia sicuramente oggi, ma affonda le sue radici nella frammentazione degli stati arabi dopo la Grande Guerra. Al termine del confitto l’Impero Ottomano fu disgregato e, secondo gli accordi Sykes-Picot del 16 maggio 1916, si sarebbe dovuto creare uno stato arabo unico sotto il controllo di Hussein ibn Ali, il capo della rivolta che gli arabi scatenarono contro gli Ottomani. Gli accordi furono però riconsiderati a causa delle forti mire espansionistiche di Regno Unito e Franica, che volevano arricchirsi con le risorse della regione. La Dichiarazione Balfour (2 novembre 1917) e la conferenza di Sanremo (18-24 aprile 1920) delinearono il quadro finale: alla Francia sarebbe spettato il “protettorato” sulla Siria, mentre al Regno Unito quello su Iraq e Palestina. Dello stato arabo unito comandato da Ibn Ali rimase solo una parte, l’Hegiaz, la cui indipendenza durò per poco tempo.

Facciamo un passo avanti di circa 30 anni e abbiamo un’altra brusca irruzione degli stati occidentali nel Medio Oriente, con la formazione dello stato di Israele il 14 Maggio 1948, fortemente voluta dagli USA per avere un forte alleato nel territorio. La creazione forzata di uno stato ebreo in una regione a forte maggioranza islamica non è mai stata accettata dagli stati confinanti; infatti abbiamo ancora oggi conflitti tra i Palestinesi, popolazione araba che abitava lo stato della Palestina, e gli ebrei.

Arriviamo   ai giorni nostri e abbiamo tanti esempi di interventi di potenze occidentali sul suolo arabo, ad esempio la Guerra del Golfo nel 1991 o la  guerra imai conclusa n Afghanistan scoppiata dopo l’attentato delle Torri Gemelle.

Le cause del conflitto

Il motore di tutte queste guerre, come del resto accade sempre, sono ovviamente le risorse presenti in quei paesi, ovvero i combustibili fossili. Il Medio Oriente, con paesi come l’Arabia Saudita, l’Iraq e l’Iran, rappresenta il luogo da cui oggi proviene la maggior parte del petrolio del pianeta, e per questo è un territorio conteso, sia da potenze esterne, come gli Stati Uniti, sia da potenze regionali interne che cercano di conquistarsi l’egemonia sulla zona, come l’Arabia Saudita e l’Iran. Un continuo gioco di potere e supremazia che costa la vita a molti ed arricchisce pochi, in uno scontro in cui non esiste un buono e un cattivo, ma in cui i potenti di ogni stato fanno i propri interessi pensando solo ad una cosa: il denaro.