“FAHRENHEIT 451”: ALI DI CARTA NEL FUOCO
“Fahrenheit 451” è un romanzo che si può definire diverso dagli altri. Innanzitutto racconta una vicenda ambientata nella nostra società, pur essendo stato scritto negli anni ‘50 del Novecento. L’abilità dell’autore, Ray Bradbury, è stata appunto quella di prevedere alcune nostre abitudini, come il costante uso dei social, dei media e degli apparecchi elettronici che ci allontanano totalmente dalla realtà e ci “teletrasportano” con la mente in un altro mondo, che portano all’insonnia e distruggono il pensiero. Attraverso queste macchine, inoltre, cambiano anche i comportamenti che abbiamo nei confronti degli altri: infatti la moglie del protagonista si estrania completamente da tutto ciò che è intorno a lei e inizia a diventare sempre più strana e scontrosa verso il marito. I libri sono il centro di tutto il racconto: sono ritenuti oggetti silenziosi che fanno paura per quello che contengono e per quello che possono raccontare. Bradbury dunque, descrive in modo negativo la nostra società e infatti il libro, di solito considerato uno strumento per aprire la mente e ampliare le conoscenze, è un oggetto vietato; il solo possederne uno potrebbe portare all’arresto o all’uccisione. Un’altra caratteristica del romanzo, forse quella fondamentale, è il totale rovesciamento della figura del pompiere, che non spegne gli incendi, bensì li appicca. E in particolare soggetti alle fiamme sono proprio i libri, considerati proibiti dalla legge. Una frase che colpisce è proprio: “ Il fuoco splende e il fuoco pulisce”, a indicare quanto la lettura faccia paura, solo perché in grado di ampliare i nostri orizzonti e farci conoscere cose più grandi di noi.
Così in America, dove la storia è ambientata, migliaia di case diventano roghi della cultura, una cultura incenerita. Solo Guy Montag, uno degli uomini della “milizia del fuoco”, riesce a tenere nascosti i libri che ruba nelle varie case in cui appicca gli incendi. La moglie però rovina tutto, denunciando le violazioni delle norme da parte del marito. L’uomo quindi si rifugia lungo il fiume, e conosce un gruppo di persone che custodiscono il patrimonio letterario dell’umanità imparando a memoria i libri, senza conservarne copie, per non infrangere la legge. Intanto la televisione comunica la falsa ma rassicurante notizia della sua morte durante l’inseguimento.
L’idea di questo romanzo è nata dalla passione di Bradbury per i libri. Divenuto adolescente, egli rimase inorridito dal rogo dei libri perpetrato dal regime nazista e in seguito anche dalla campagna politica di repressione messa in atto da Stalin, “le Grandi purghe”, durante la quale numerosi poeti e scrittori furono arrestati e spesso giustiziati. Nella sua giovinezza, Bradbury fu un testimone dell’età d’oro della radio. La transizione all’età d’oro della televisione iniziò all’incirca quando egli cominciò a lavorare sulle storie che l’avrebbero condotto a scrivere “Fahrenheit 451”. Bradbury vide i media come una minaccia alla lettura dei libri e alla stessa società, perché essi possono costituire una distrazione dalle questioni più importanti. In effetti anche gli scienziati di oggi sono preoccupati per l’uso massivo di Internet e dei social network, che allontana le persone e impedisce loro di comunicare guardandosi negli occhi. Di questo romanzo ho sicuramente apprezzato il messaggio che vuole trasmettere; la storia è certamente interessante e coinvolgente. Si legge tutto di un fiato, se non fosse per alcuni passi che rallentano il ritmo narrativo,con descrizioni e dialoghi a volte troppo lunghi. Non è uno dei miei libri preferiti, ma di certo mi ha fatto riflettere sull’effetto non sempre positivo che questi mezzi di comunicazione hanno soprattutto su noi ragazzi. Ci insegna che la cultura non deve essere messa in secondo piano e che leggere un libro è sempre un’esperienza insostituibile.
Lascia un commento