I giovani e la politica: un rapporto da sanare
Ogni giorno siamo ‘invasi’ dalla politica. Accendiamo la televisione, leggiamo i giornali, sentiamo le radio, navighiamo su internet e il tema più ricorrente è, appunto, la politica. Ma che cosa è la politica? Secondo il vocabolario Treccani è: “la scienza e l’arte di governare, cioè la teoria e la pratica che hanno per oggetto la costituzione, l’organizzazione, l’amministrazione dello stato e la direzione della vita pubblica.”
È evidente, quindi, che la partecipazione dei cittadini in questo campo è fondamentale, soprattutto quella dei giovani che dovrebbero essere interessati a crearsi un avvenire migliore pensando al futuro della propria nazione.
Con il passare del tempo, però, c’è stato un progressivo disinteresse da parte dei giovani nei confronti della politica. A partire dalla prima metà degli anni 90 si è registrato un calo di fiducia nei confronti dei partiti, dovuto allo scandalo di Tangentopoli, dal quale essi sono usciti con ideologie meno forti e radicate. Da allora la partecipazione giovanile alla vita politica è diminuita, per lo meno fino al 2006. Oggi, grazie ai social media, i politici sono riusciti a raggiungere anche i giovani; ciò ha focalizzato la loro attenzione su temi di attualità, dando vita a nuovi movimenti come quello dei “Cinque Stelle” e l’attuale movimento delle “Sardine”. Tuttavia la strada da percorrere è ancora lunga, dato che le piccole città di provincia restano escluse da una più attiva partecipazione. Si potrebbe ovviare a questo problema se nelle scuole si studiassero la Politica e le più importanti problematiche del nostro Paese, per invogliare gli alunni a prendere parte alla vita politica. Nell’immediato dopoguerra la popolazione italiana cercava in tutti i modi di dimenticare gli orrori del conflitto tentando di creare un futuro migliore per tutti, e anche la divisione del mondo in due blocchi contrapposti “obbligava” i cittadini a scegliere tra uno dei due modelli proposti dalla Guerra fredda. Oggi, probabilmente per la “pace” che viviamo, si dà per scontata la situazione attuale di “democrazia liberale”, sottovalutando le varie questioni che ci affliggono. Sicuramente, alcuni comportamenti di politici dell’ultima legislatura hanno accentuato questo fenomeno, in quanto, ormai, non esiste una netta distinzione tra le ideologie; inoltre i radicali cambiamenti da una legislatura all’altra hanno destabilizzato coloro che non si informano adeguatamente. Per riaffermare la credibilità delle istituzioni politiche si deve confidare nel buon senso della classe dirigente, che deve cercare di ricucire lo strappo, che sembra ormai troppo grande, venutosi a creare con le fasce più giovani della popolazione: l’Italia dà l’impressione di non saper offrire nessuna opportunità ai suoi figli che, di conseguenza, guardano con sfiducia alla politica e a tutti i personaggi insignificanti degli ultimi anni, in quanto proiettano il loro futuro già altrove. Ricucire questo strappo, dunque, si può fare esaminando coscienziosamente le ragioni che hanno indotto anche gli adulti ad essere sfiduciati riguardo le sorti del paese: la corruzione dilagante nel nostro sistema politico, l’assenza di un vero e proprio dialogo tra i partiti, che si limitano a vomitarsi addosso frasi fatte e, soprattutto, la mancanza di figure degne di rappresentare il nostro paese. Per riavvicinare i giovani alla politica e per coinvolgerli bisogna dare una rinfrescata al marciume che regna nel Bel Paese e, dettaglio fondamentale, c’è bisogno di riconoscerli come la forza trainante della nazione.
Mario La Rocca 3^A Classico & Antonio D’Ambrosio 3^B Classico
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