E’ venuto a mancare il 16 Aprile 2020 il noto scrittore cileno Luis Sepùlveda.

Ci ha lasciati non solo un grande autore, ma un grande uomo che ha sempre inseguito la libertà e ha avuto il coraggio di lottare per ciò che era giusto.

Sepùlveda infatti non è stato solo un importante scrittore, poeta, giornalista e regista, ma anche un attivista per i diritti umani del suo paese.

 A causa di ciò fu incarcerato e torturato per mano del regime del dittatore Pinochet. Il prezzo della sua scarcerazione, resa possibile grazie all’intervento di Amnesty International,  fu l’esilio che lo tenne lontano dalla sua amata terra e lo costrinse a rifugiarsi in Svezia, dove ottenne un asilo politico. Anche se però continuò a viaggiare in altre zone dell’America Latina.

Negli anni successivi partecipò ad una spedizione dell’UNESCO dedicata allo studio dell’impatto della civiltà sugli Indios Shuar.

Nel 1978 raggiunse le Brigate Internazionali Simon Bolivar che stavano combattendo in Nicaragua.

Dopo la vittoria nella rivoluzione iniziò a lavorare come giornalista per poi trasferirsi ad Amburgo l’anno successivo. Visse per molto tempo anche in Francia,  tanto da ottenerne la cittadinanza.

  Infine lavorò per Greenpeace per circa sei anni, fino al 1987.

In tutto ciò non smise mai di scrivere, pubblicando capolavori su capolavori, tra i quali spicca  “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare”.

Anche se viveva ormai da anni in Spagna ha sempre amato la nostra Italia, sottolineando  quanto ritenesse esemplare l’aiuto che i cileni avevano ricevuto dalla nostra nazione durante il colpo di stato del 1973.

Con la sua semplicità e il suo bisogno di  raccontare una bella storia, attraverso i suoi libri  Sepùlveda è riuscito a trasmettere alle persone   la meraviglia e la voglia di sognare.

Da ammirare è la sua concezione della parola come unica arma di prevaricazione sui tiranni.

Nonostante avesse vissuto sulla sua  pelle la crudeltà della dittatura e avesse avuto modo di conoscere la povertà dei popoli latinoamericani, non ha mai dimenticato l’importanza del dialogo e del confronto civile.

Per tutto ciò vorrei dire solo una cosa: Grazie.

Grazie per esserti opposto alle ingiustizie.

Grazie per essere riuscito a vedere sempre la verità in un mondo tanto cieco.

Grazie per essere stato la voce del Cile.

Grazie per aver rincorso la libertà e averci insegnato a farlo.

Grazie per aver lottato fino alla fine.

Grazie.

 

 

Chiara Cinquegrana 2AC