«Una catastrofe umanitaria senza precedenti.» (Stephen O’Brien, vice segretario per gli affari umanitari delle Nazioni Unite)

Da ben cinque anni lo Yemen è coinvolto in una guerra silenziosa, non conosciuta, iniziata nel 2015 e mai terminata. Tanti i combattenti coinvolti; tra i principali ricordiamo lo Yemen, l’Arabia Saudita, la Russia e gli Stati Uniti. Lo scontro scaturisce dalla contrapposizione degli Houthi (gruppo armato sciita), che controllano la capitale, alle forze legate al governo, sede Aden. Nella notte tra il 25 e il 26 marzo 2015 ha inizio il conflitto. Alcuni aerei, provenienti dall’Arabia Saudita, bombardarono le basi in Yemen degli Houthi, prendendo il controllo della capitale Sana’a e di altri territori nell’ovest del paese. Lo scontro non ha origini sconosciute, tantomeno improvvise: difatti i primi segnali di un eventuale combattimento si erano avuti già nel 2011-2012, quando Ali Abdullah Saleh, il capo del paese da oltre trent’anni, lasciò il potere. Oggi  la situazione già critica peggiora per l’emergenza determinata da  un nuovo virus, il COVID 19, oltre che da malattie come il colera. Buona parte degli ospedali è stata distrutta dai bombardamenti e 18 milioni di abitanti non hanno accesso all’acqua pulita; inoltre  è in arrivo la stagione delle piogge che preannuncia un nuovo picco di casi di colera. I dati degli ultimi anni sono di una portata enorme e spaventosa: 12 mila vittime civili, di cui 2 mila bambini. Inoltre si contano più di 10 milioni di bimbi in condizioni di insicurezza alimentare, di cui 2,1 milioni gravemente malnutriti. Un fattore che influisce in maniera abbastanza forte sulla situazione è la mancanza di sensibilizzazione (le persone sono così abituate alle malattie infettive che non ne hanno più il timore) e la scarsa informazione, grave soprattutto per gli abitanti delle zone rurali. Inoltre, a causa della guerra, scarseggiano molti farmaci. Nelle due principali città yemenite, Sana’a, postazione degli Houthi, e Aden, la popolazione ha fatto incetta di sapone per lavarsi le mani e delle poche mascherine disponibili. Nelle regioni sotto il loro controllo, i ribelli hanno chiuso le scuole e sospeso tutti i voli Onu, che sono quelli che portano gli aiuti umanitari. E’ probabile che il coronavirus sia già sbarcato nel Paese, ma che non sia ancora stato identificato, anche a causa dell’altissimo costo dei test. Recentemente il segretario generale dell’Onu ha chiesto fondi per due miliardi di dollari, per attuare un piano d’azione. Si parla di priorità per nazioni tra cui Afghanistan, Libia, Siria, Centrafrica, Sud Sudan, Venezuela, Ucraina, Iran, Corea del Nord e, naturalmente, lo Yemen. Il Paese si trova in uno stato di grande vulnerabilità per il blocco alle importazioni imposto dalla Coalizione saudita che da 5 anni sostiene il governo contro gli Houthi appoggiati dall’Iran, privando il Paese dei beni di prima necessità.

Chiara Falanga 2A classico