GIOVANNI FALCONE E LA SUA BATTAGLIA
Il 23 Maggio 2020 ricorre l’anniversario dell’uccisione di Giovanni Falcone, il magistrato siciliano che aveva come obiettivo della sua vita porre fine al potere della mafia, dimostrare che essa non è altro che un fenomeno umano, un canto d’uccello. Grazie alle sue indagini e al suo super testimone, Tommaso Buscetta, riuscì a portare in tribunale 366 affiliati di Cosa Nostra e a farli condannare quasi tutti. Ma un attentato di stampo mafioso, la strage di Capaci, organizzato dal “capo dei capi” Totò Riina, ne decretò la morte il 23 Maggio 1992.
Giovanni Falcone fu ucciso barbaramente, insieme alla moglie e a tre uomini della sua scorta, sull’autostrada A29, dilaniato da 400 chili di tritolo in fustini ubicati sotto la carreggiata e fatti esplodere al passaggio delle auto. Nonostante il magistrato abbia dato la vita per combattere la criminalità organizzata, ci sono ancora tantissime persone che dicono di non sapere nulla della mafia o che affermano, addirittura, che essa sia solo un’invenzione giornalistica.
E’ così assurdo che il regno dell’omertà sia ancora in piedi, che il regno della mafia sia ancora esistente. A ventotto anni dalla morte di Giovanni Falcone, per ricordare il suo sacrificio vorrei dire alle persone: siate coraggiosi; abolite l’omertà dalle vostre vite, raccontate la verità e non abbiate paura. Potete farlo in qualsiasi momento, in qualsiasi modo: con le manifestazioni, per radio, tramite i giornali, gridando, preparando striscioni, parlandone sui social, nelle scuole … Non statevene con le mani in mano, non pensate che non vi riguardi o che ci sia lo stato ad occuparsene. Non voltatevi dall’altra parte, ma pensate alle migliaia di persone uccise, ai bambini sciolti nell’acido, ai corpi delle vittime innocenti per le strade.
Ancora oggi si sentono frasi del tipo “Io sono contro, ma quando c’era la mafia c’era più lavoro”; oppure: “Saranno anche dei criminali, ma per le persone della loro zona hanno fatto miracoli.” E la cosa più assurda è che queste espressioni non vengono pronunciate dai giovani, ma dagli adulti che hanno vissuto quella stagione di orrori e che dovrebbero tramandarne la memoria a figli e nipoti. La mafia, la camorra, la ‘ndrangheta non hanno mai aiutato nessuno. Niente è stato fatto o si fa per nulla. Quello che si voleva era proprio questo: portare la gente dalla propria parte. Questi criminali non sono santi che fanno miracoli, ma giullari di corte che banchettano e danzano sul sangue e sulle sofferenze della gente.
La malavita oggi è forse anche più pericolosa: si muove silenziosamente, strisciando come i vermi che le sono affiliati. Agisce di nascosto, come se volesse far passare l’idea di essere diventata meno pericolosa e più “mite”; ma così facendo riesce a stringere gli esseri umani ancor più fra i suoi tentacoli.
Non illudetevi che si tratti di storia passata, che non ci riguardi più, che sia tutto ok. Dobbiamo combattere, invece, l’illegalità e celebrare la giustizia. Ricordatevi sempre di Giovanni Falcone e del suo impegno per liberare la Sicilia dalla violenza. Il suo ricordo, e quello di tutte le altre vittime di mafia, deve essere presente costantemente nelle nostre menti e non solo negli anniversari delle loro morti.
Siate come lui, come Borsellino, come Impastato e come tutti coloro che non hanno avuto timore di lottare per la legalità.
Siate come loro: agite e non smettete di crederci.
Chiara Cinquegrana, 2A classico
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