Immaginate di essere una ragazza di diciotto anni e di essere stati invitati ad una festa imperdibile, un party in cui potrete incontrare persone importanti.  Andate a casa di una vostra amica e vi preparate insieme, per poi uscire splendenti e raggianti, vestite della vostra stessa bellezza, pronte per quella che si prospetta essere una serata indimenticabile. Immaginate le luci, l’alcool, la musica e la gente che vi sta attorno, le mani che vi sfiorano, gli occhi che vi studiano, la droga che vi annebbia i pensieri. E ora immaginate ancora di essere in una stanza insieme ad un uomo che ha l’età di vostro padre.  Continua a farvi assumere sostanze stupefacenti, la sua barba vi graffia le guance, profana la vostra pelle. Non riuscite a muovervi, vorreste farlo, ma la droga ve lo impedisce, mentre lui nel frattempo continua a fare suo un corpo che non gli appartiene, il vostro. Quando riuscite a trovare la forza per divincolarvi lui vi lega mani e piedi, continuando ad abusare di voi. Vi tiene chiusa in quella stanza per più di venti ore, vi tortura e vi stupra senza pietà.

Vi sembrerà il peggiore degli incubi, ma in realtà questo è ciò che ha subito una giovane ragazza durante un party dell’imprenditore Alberto Genovese, che l’ha violentata.  La festa si è tenuta sabato 10 ottobre 2020 a Milano, presso la terrazza “sentimento”, vicino al Duomo, e lo stupro è durato fino alla mattina seguente.  La giovane ha trovato il coraggio di denunciare l’uomo, presentando un video come prova del reato. Dopo ciò altre donne si sono fatte avanti per narrare la realtà di quelle feste-trappola, aiutando a far conoscere le ignominie che si celavano dietro ad esse. Dai loro racconti si evince che durante questi eventi non si potevano introdurre cellulari, mentre droghe pesanti e non pesanti giravano come se fossero semplici caramelle; a parteciparvi, sembra vi fossero anche esponenti della Chiesa. File e file di giovani donne che venivano considerate per i loro corpi, toccate e pagate in cambio di piaceri sessuali, nel peggiore dei casi violentate.  Anche un’altra ragazza ha denunciato l’imprenditore milanese, raccontando di aver subito un abuso sessuale durante un’altra festa, ad Ibiza.

Il caso Genovese è qualcosa di vomitevole, ma ancor di più lo sono coloro che si prendono la libertà e la presunzione di offendere la vittima, con frasi fatte e tanto moralismo.  Infatti moltissimi utenti sulla rete hanno esordito con post del tipo: “Se non esistesse la domanda non esisterebbe nemmeno l’offerta”; “Hai bevuto e ti sei drogata, cosa pretendi?”; “ Evidentemente i genitori non la seguono”; “Se vuoi diventare famosa e frequenti festini a base di droga e alcol non ti puoi aspettare fiori a colazione”; “A diciotto anni vivevo a casa dei miei e dovevo rendere conto di ogni cosa che facevo a loro.”  Già, purtroppo viviamo in una società in cui se hai diciotto anni e hai assunto sostanze stupefacenti non puoi lamentarti di quello che può succederti dopo. Se indossi un abito corto e ti stuprano, non sei una vittima ma una poco di buono. Se non sei a casa a studiare, ma stai bevendo ad una festa e ti stuprano, sei una poco di buono.

Chiariamo una cosa: di quello che voi adulti avete fatto alla sua età non ci importa. Invece di vantarvi di come vi siete comportati, ringraziate che non vi sia mai capitato nulla di simile. La ragazza era semicosciente, la droga che ha assunto non giustifica Genovese, ma anzi è un’aggravante perché vuol dire che lui ha approfittato della situazione. Non bisognerebbe spostare l’attenzione su un’ovvietà, sul fatto che lei non avrebbe dovuto assumere sostanze stupefacenti.  E’ sicuramente una cosa sbagliata da fare, ma drogata o lucida, quando una persona vi dice “non voglio”, voi vi fermate, in qualsiasi momento. E’ inutile continuare a dire che i giornalisti stanno esagerando e che non tutte le feste dell’imprenditore erano come questa, perché se Genovese non avesse avuto niente da nascondere non avrebbe proibito agli invitati di portare con sé i cellulari. E se le donne che partecipano sono modelle non significa che se la stanno cercando.

Per ultimo, vorrei dirvi di non fare i finti buonisti, perché anche durante un semplice evento in discoteca si possono trovare alcol e droghe, negli stessi festini a cui partecipano magari i vostri figli. In questo modo, con questo pregiudizio, vi rendete complici di una bestia che ha distrutto la vita di un essere umano.

Perciò la prossima volta abbiate più umiltà e meno bigottismo. Siate umani, che qui nessuno è santo.

Chiara Cinquegrana, 3AC