Nel 2017 fa il suo esordio sugli schermi italiani la serie tv “Il Collegio”, un reality show in cui una ventina di ragazzi dai tredici ai diciassette anni studia in un collegio degli anni settanta, ottanta o novanta. Il percorso di studi, e quindi anche il programma, termina dopo che gli alunni hanno conseguito la licenza media dell’epoca. E’ d’obbligo dire, però, che il collegio promuove un’immagine errata e stereotipata di noi giovani.  Troppe volte, infatti, i collegiali si mostrano disinteressati alla cultura, ignoranti e poco educati nei confronti dei professori e del preside.  Litigi e scontri sono all’ordine del giorno e non mancano le parolacce.

A rappresentare la nuova generazione, dunque, ci sono personaggi che non dovrebbero proprio essere presi in considerazione per partecipare ad un reality.  Sono quindi dei falsi esempi di noi adolescenti, una faccia sbagliata della medaglia. Dato il loro comportamento all’interno del programma, la cosa che più fa rabbia è l’immeritata fama che li ha travolti. Bisogna però anche dire che l’offerta nasce quando esiste la richiesta. Se alle persone non piacessero contenuti del genere nessuno li produrrebbe. E invece il successo de “Il collegio” è dovuto proprio al fatto che molti lo guardano e si divertono anche. Quindi qui il problema si sposta su coloro che prendono come esempio i ragazzi di questo programma, anche se in realtà dovrebbero fare proprio l’opposto. Ma noi giovani non siamo tutti così.  Conosciamo l’educazione, sappiamo come rivolgerci agli adulti, come far valere le nostre idee senza sbraitare o insultare. A rappresentarci dovrebbero essere persone che hanno fatto la differenza, come Greta Thumberg.  A fare ‘i fenomeni’ in televisione sono tutti bravi, ma movimentarsi per cambiare ciò che nel nostro mondo è sbagliato è qualcosa che richiede volontà, ambizione e coraggio, qualcosa che non è da tutti.

Quando eravamo piccoli aspiravamo a diventare qualcuno, a vivere avventure. Prima, quando si chiedeva ad un ragazzino: “Cosa vuoi fare da grande?”, ci si aspettava una risposta del tipo:” Voglio diventare un astronauta, un veterinario, una ballerina”. Oggi invece troppo spesso ci sentiamo rispondere :“Voglio andare al Collegio”. Questo, perché a volte il desiderio di fama e di notorietà può annientare la voglia di pensare in grande, specie se si fa credere che siano cose facili da ottenere.  Anche a causa di questo e di altri programmi sta sbiadendo l’idea di dover lavorare per avere successo e si ignora che un talento prima di emergere deve fare molta gavetta, che nulla è dovuto.

E’ davvero triste vedere come la RAI sia caduta così in basso. Quando si darà importanza ai giovani che meritano davvero una riflettore che li illumini?  Continuando così, prima o poi sarà davvero troppo tardi.

 

Chiara Cinquegrana, IIIAC