Tra i ricordi natalizi di molti di noi resta indelebile una delle opere teatrali più amate del grande e indimenticabile drammaturgo napoletano Eduardo De Filippo, Natale in casa Cupiello.

Basta anche solo questo per capire l’onore che ha avuto il regista Edoardo De Angelis nel dirigere la trasposizione filmica di questo capolavoro che Rai Fiction ha prodotto insieme a Picomedia per omaggiare De Filippo nel 120° anniversario dalla nascita. Per la prima volta, quindi, arriva in TV in prima serata un’opera teatrale che era già stata portata sul piccolo schermo dallo stesso De Filippo prima in bianco e nero nel 1962 e poi a colori nel 1977.

Il film è andato in onda il 22 dicembre  su Rai 1, un dono  fatto ai telespettatori in occasione di questo Natale così difficile e insolito. Nei panni del protagonista Luca Cupiello vi è Sergio Castellitto, un non napoletano che ha raccolto un’eredità difficile, un ruolo nel quale poteva inciampare ma così non è stato. Al suo fianco vi è Marina Confalone nel ruolo della moglie Concetta; i figli Ninuccia e Tommasino sono interpretati rispettivamente da Pina Turco e Adriano Pantaleo. Nel cast vi sono anche Tony Laudadio, Alessio Lapice e Antonio Milo.

Ambientato nel 1950 (diversamente dall’originale) Natale in casa Cupiello racconta il fermento in casa Cupiello nei giorni che precedono il Natale per l’allestimento del presepe. Un’eccitazione che in realtà riguarda solo il capofamiglia Luca, ossessionato dal suo presepe del quale non importa niente né alla moglie Concetta né tantomeno al figlio Tommasino il quale, incalzato dal padre con la famosa domanda “Te piace ‘o presepe?”, risponde sempre con un secco “No!”, scatenando l’ira del padre. Luca Cupiello così, preso dalla sua passione, non vede i guai che ha invece in casa: la primogenita Ninuccia, infatti, è oppressa da un matrimonio combinato, quello con Nicola Percuoco, un ricco commerciante. Pertanto la ragazza  ha deciso di lasciare il marito per il suo grande amore Vittorio ma questa scelta avrà  conseguenze inaspettate e tragiche.

La storia ha al centro quella che oggi potremmo chiamare una famiglia disfunzionale o, semplicemente, una famiglia come tante altre nella quale i segreti, i dolori, le frasi non dette si tramutano prima o poi in  macigni.

Una versione, questa di De Angelis, sicuramente più introspettiva nella quale le nevrosi e i drammi dei personaggi sono rappresentati in maniera più violenta, come nel caso di Ninuccia che Pina Turco riesce a rendere in tutta la sua tragicità: la sua è una vita intrappolata in un matrimonio senza amore che sopporta solo per non ferire i suoi genitori, per non affrontare il peso dello scandalo in un’epoca nella quale vige ancora il delitto d’onore. Una donna antica e contemporanea, divisa tra l’amore romantico e quello borghese, che sa benissimo quale deve seguire per essere felice. Una decisione che la madre Concetta non può accettare e che nasconde al marito, troppo preso dal suo presepe, dall’illusione di una famiglia felice, e questa cecità  gli sarà fatale. I cocci dei soprammobili rotti con rabbia da Ninuccia, il presepe che scaraventa per terra perché esausta, i pezzi che suo padre dovrà di nuovo mettere insieme,  sembrano quelli delle loro esistenze divise tra il dovere, la sofferenza e l’amore. Così Nicola  insegue una donna che non lo ama e  Vittorio non può avere la donna che ama e che lo ricambia.

L’atmosfera del film è  suggestiva come quella descritta sapientemente da Eduardo De Filippo; la scenografia puntuale, tra mura fatiscenti e piccoli sfarzi tipici delle famiglie povere che custodiscono i loro pochi beni con devozione. E le interpretazioni  dei protagonisti non scadono mai  nel folclore ma restituiscono tutta la verità dei loro personaggi così tanto amati e per questo difficili da rendere.