In questi giorni, in maniera molto casuale, scorrendo nella home di YouTube, mi sono ritrovato a seguire l’intervista di un personaggio famoso in un programma della Rai. Non conoscevo affatto l’intervistatore, il conduttore e comico Valerio Lundini; non lo avevo mai visto né sentito prima di allora. Inizialmente ho pensato che si trattasse del “classico” presentatore della Rai che stava svolgendo una qualsiasi intervista, ma poi ho capito che c’era qualcosa di diverso: le domande non erano le solite, quelle che si fanno sempre nelle interviste ordinarie. Alla fine del video ho realizzato che stavo ridendo davanti ad un prodotto della Rai, cosa per me abbastanza insolita. C’era qualcosa in quel conduttore che mi piaceva. Spinto dalla curiosità, ho guardato altri sketch e altre interviste di Lundini e, per la prima volta, vedevo che un prodotto televisivo della Rai poteva essere seguito con interesse da una persona d’età inferiore ai 50 anni. Credevo che ormai la televisione fosse invasa solamente da programmi trash e inutili come “Uomini e donne”, “Temptation Island” o dalle trasmissioni in cui presenzia Barbara d’Urso. “Una pezza di Lundini”, così si intitola il programma, per me è stato una ventata d’aria fresca e spero che in qualche modo possa cambiare le cose, affinché vadano in onda prodotti televisivi meno inutili e diretti ad un pubblico più giovane.

In una puntata di questa trasmissione, attraverso la sua comicità poco scontata e la sua “r moscia”, Lundini parodia il modo fare di alcune conduttrici televisive. Nello sketch in questione finge di avere un inviato che intervista persone con la sindrome di down e ad ogni affermazione si addolcisce e lascia partire applausi, come se stesse parlando con dei bambini.  È questo che serve alla televisione, qualcuno che agisca fuori dagli schemi, qualcuno che non reciti un copione scritto da terzi, qualcuno che riesca ad intrattenere senza invitare in trasmissione Cristiano Malgioglio.