“Il governo amministra le città della Cina con intimidazioni e minacce, è questa la vera tragedia del nostro Paese”. Questa è l’ultima testimonianza lasciata sui social dalla giornalista Zhang Zhan prima di essere arrestata a maggio con l’accusa, emessa dal tribunale di Shangai, di aver “provocato litigi e problemi”.

Zhang Zhan ha 37 anni, ha lasciato il suo lavoro da avvocato a Shangai per trasformarsi in cittadina-giornalista e documentare in maniera indipendente tutto quanto stava succedendo a Wuhan nei primi tempi della pandemia legata al COVID-19.

Sono forti e dirette le scene che Zhang mostra e denuncia sui social: la realtà senza filtri di un mondo che stava cadendo a pezzi molto più velocemente di quanto si pensasse.

Lei documenta l’affollamento degli ospedali, denunciava i ritardi  da parte di organi politici e riusciva anche ad intervistare alcune famiglie stremate dall’isolamento rigidissimo imposto dal governo a causa della pandemia. Zhang accusa il governo di aver manipolato l’opinione pubblica per camuffare le reali condizioni del paese.

La giornalista viene arrestata a maggio di quest’anno ma la notizia viene resa pubblica solo a dicembre, pochi giorni fa, quando si è svolto il processo durato meno di tre ore in cui è stata condannata a quattro anni di carcere.

Zhang, da quello che viene raccontato dai media, sta attualmente facendo uno sciopero della fame come forma di protesta per le accuse ricevute. E’ arrivata allo stremo delle forze, ma non ha intenzione di fermarsi, anzi proseguirà anche fino alle conseguenze più estreme.

Zhang non è la prima giornalista, e purtroppo non sarà neanche l’ultima, messa a tacere da un governo che nega la realtà dei fatti.  Sono tanti i giornalisti che si trovano nelle sue medesime condizioni solo per aver denunciato  situazioni  nascoste e distorta agli occhi dell’opinione pubblica.

Questa è la dimostrazione di come la storia non cambi, di come nel corso degli anni i soprusi perpetrati nei confronti dei cronisti, i quali denunciano, in nome della verità, le violenze dei governi, continuino apertamente.

Sono tantissimi i giornalisti che, anche in Italia, hanno lottato per la verità e la giustizia e molti di loro hanno perso la vita per difendere i loro ideali e ciò in cui credevano: la libertà di pensiero, di parola e di informazione.

Oggi le “fake news” e la disinformazione sono all’ordine del giorno in qualsiasi parte del mondo, ma mai come in quest’anno si è compresa l’importanza della corretta informazione, e mai come in quest’anno i governi autoritari hanno cercato di nascondere la realtà i fatti.

La libertà di parola è una delle più grandi conquiste dell’umanità e non va mai considerata scontata. La vita delle persone non può essere manipolata per scopi utilitaristici da chi  governa e che invece dovrebbe tutelare i cittadini.