Patrick Zaki: un caso di conflittualità tra Stato e morale – la posizione dell’Italia
Patrick George Michael Zaki Suleman è un attivista e ricercatore di origini egiziane che si trova dal 7 febbraio 2020 in detenzione preventiva fino a data da destinarsi. Arrestato con l’accusa di “opposizione politica”, “incitamento alla protesta” e “istigazione a crimini terroristici” è ora detenuto nel carcere di Tora del Cairo nella sezione Scorpion II, dedicata agli obiettori di coscienza e ai nemici politici del regime di al-Sisi. Su un foglietto che è riuscito a far avere alla famiglia, dichiara: “Fate sapere che io sono qui perché sono un difensore dei diritti umani e non per un qualsiasi altro motivo inventato”. Aggiunge anche che durante ogni seduta in tribunale, “il giudice fa le stesse domande e poi rinnova la detenzione”, oltre al fatto che l’unica volta che l’accusa gli ha fatto vedere i presunti post su Facebook, su cui si basano i suoi capi di accusa, questi sono risultati scritti da altri e non suoi.
Il caso Zaki coinvolge l’Italia. Difatti il giovane ricercatore frequentava presso l’università di Bologna il master internazionale in Studi di Genere, GEMMA, unico in Europa. La nostra nazione non è mai rimasta in silenzio: a partire dalla fiaccolata in suo onore davanti al Pantheon in Roma lo scorso 20 febbraio, volta a sensibilizzare l’opinione pubblica, sino alle dichiarazioni sull’ultima delle lettere inviate dal giovane ventisettenne in cui egli si augura di poter passare il Natale orientale, il prossimo 7 gennaio, con tutta la sua famiglia. “La lettera che ha fatto uscire oggi Patrick è molto dolce, mette grande tenerezza ed emozione. E’ bello che sappia dell’enorme mobilitazione che c’è in Italia, soprattutto a Bologna, ed è bello che in qualche momento della giornata lui con la mente provi ad evadere da quella cella in cui trova dolore fisico enorme e si trasporti a Bologna, perché ha capito che lì è la sua vita e il suo futuro”; così Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia. “Il governo ha a cuore il suo caso come se fosse italiano”: sono le parole a lui riservate dal nostro ministro degli esteri, Luigi Di Maio.
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