“Skam Italia” è una serie trasmessa per la prima volta su Timvision nel 2018, ma, in realtà, nasce nel 2015 come webserie norvegese. Solo in seguito ha dato origine a remake in tutto il mondo: Germania, Francia, Stati Uniti, Olanda, Belgio, Spagna e Italia. Nel 2019 ha vinto il premio come miglior serie tv italiana e a un solo giorno dall’uscita su Netflix si è aggiudicata il primo posto nella top 10 delle serie più viste dal pubblico.

La serie si incentra sulle vicende di alcuni ragazzi che frequentano un liceo di Roma. Le quattro stagioni, che hanno a loro volta protagonisti diversi, ci mostrano i vari aspetti dell’adolescenza e i diversi problemi dei ragazzi nella società in cui viviamo. Si affrontano tematiche importanti come, ad esempio, l’omosessualità, che seguiamo nella seconda stagione dal punto di vista di un ragazzo di nome Martino, che scopre di essere gay, ma, all’inizio, non vive bene questa situazione per timore del giudizio degli altri. Un’altra tematica importante è il problema della diversità di origine e religione, che ci viene raccontata nella quarta stagione da Sana, una ragazza  musulmana che, pur di rispettare la propria religione, dovrà affrontare diversi momenti di incomprensione con le sue amiche.

Nel seguire questa serie all’inizio ero un po’ scettica. Non credevo nella capacità di trasmettere tanta realtà; poi, pian piano, episodio dopo episodio, mi sono ricreduta. Sono riuscita a ritrovarmi in vari aspetti di alcuni personaggi e a riflettere sull’importanza di questi nostri anni d’oro, che stanno svanendo sotto i nostri occhi. Questa serie tv contribuisce quindi, a mio avviso, a mostrare il vero volto del mondo adolescenziale. Troppe volte ci sentiamo dire che l’adolescenza è un periodo fatto di rose e fiori, che i problemi che si affrontano sono solo sciocchezze e che siamo noi ad ingigantirli. Skam ha dato la prova che non tutti i nostri malumori sono sopravvalutati, che anche noi affrontiamo la vita vera e che non si tratta di semplici sciocchezze.

È stato proprio questo che ha appassionato di più gli spettatori, in quanto, forse per la prima volta, si è cercato di comprendere noi giovani, di trattare dei sentimenti che ci dominano e dei pregiudizi, figli della nostra società, che ci assalgono, cercando di far comprendere cosa si cela dietro ogni nostra azione e decisione.

Martina Carbone, IIIA classico