Ho scattato questa foto alla prima uscita dopo il lockdown di marzo. E’ stato un evento che ci ha messo a dura prova e per la prima volta ci ha costretti a guardare in faccia un vero pericolo. Di questo sconosciuto nemico, che ancora condiziona le nostre vite, si è cominciato a parlare già a febbraio. Ci ho messo un po’ per comprendere la gravità di quello che stava capitando; ho tentato di minimizzare, per esorcizzare la paura o solo perché la spensieratezza della mia età non mi rendeva preparata ad immaginare un evento di così enorme portata.

Intanto, mentre ci ponevamo domande e pregavamo affinché l’incubo finisse in fretta, erano passati già mesi di chiusura. Finalmente, poi, è arrivato maggio e, con esso, la possibilità di  uscire e la speranza che la bella stagione avrebbe dissolto l’incubo. L’unico momento in cui mi è sembrato di sentirmi di nuovo libera e spensierata è stata l’estate. Quei pochi mesi mi hanno fatto riassaporare la bellezza dei miei anni, la loro leggerezza, che era stata appesantita dalla sofferenza e dalla preoccupazione che aveva invaso i nostri animi.

Durante quest’anno molte persone sono morte sole, in un letto d’ospedale, senza poter rivolgere un saluto a familiari e  amici; chi ce l’ha fatta, non dimenticherà il trauma di aver guardato la morte in faccia. Quella che ancora oggi stiamo combattendo è una guerra contro un nemico molto più potente di noi, che ci ha tolto la libertà personale, che ha messo alla prova i rapporti umani, ci ha reso diffidenti, ci ha spinti ad aver paura l’uno dell’altro, mettendo distanze, creando barriere, nascondendo sorrisi.

Questa  foto, quindi, rappresenta il mio 2020, che tanto ci ha tolto in termini di gioia, ma che ci ha insegnato la pazienza e la speranza. La grata in primo piano, sta a significare il senso di prigionia, di resa a tutto quello che ci stava succedendo intorno. Sullo sfondo, però,  si intravede una strada, illuminata da un caldo sole, che sembra dirigersi verso l’infinito e mi piace pensare che quella sia la “luce in fondo al tunnel”. Infine, ci sono i binari del treno, che indicano la voglia di evadere, di viaggiare, di sentirsi liberi da ogni catena e che oggi sembra ancora un miraggio…

Irene Verniti  1A classico