Congresso USA sotto assedio: la discriminazione non esiste… Sarà vero?
È questa la tesi che, in alcune occasioni, viene portata avanti da persone che si cullano in una convinzione senza alcun effettivo fondamento. Da persone che concepiscono il razzismo solo come l’emarginazione assoluta operata negli anni 60 nei confronti degli afroamericani, o l’aggressione fisica motivata dal diverso colore della pelle, o gli insulti irripetibili verso chi è diverso che, tristemente, ancora oggi sentiamo. Questo è razzismo, di certo, ma si tralasciano, con grande superficialità, tutte le microaggressioni che la comunità nera, come ogni minoranza, è costretta a subire. Negli USA come in altre parti del nostro mondo occidentale. E a chi, ancora, liquida questi atti con un semplice eccesso di “politically correct”, esaminando gli eventi più recenti potrebbe rendersi conto che le differenze di atteggiamento che tanto furono condannate ai tempi di Rosa Parks, purtroppo, permangono ancora oggi.
Ha fatto sicuramente scalpore la notizia di un gruppo di estremisti repubblicani che hanno fatto irruzione nel Congresso a Washington , ieri in occasione della giornata della proclamazione della vittoria di Joe Biden come Presidente degli Stati Uniti: il complesso di Capitol Hill è stato preso d’assalto, con 4 vittime e 13 feriti, travolti dalla furia di un corteo che non avremmo datato più tardi dell’epoca dei Barbari, o che comunque non ci saremmo aspettati nel 21° secolo, in una delle più antiche democrazie occidentali. Ma il particolare che provoca più indignazione è l’atteggiamento di coloro che avrebbero dovuto evitare tutto ciò: il presidente uscente Trump, che prima osanna l’operato dei suoi e poi richiama alla pace e all’ ordine, e le autorità di polizia che, oltre a consentire l’accesso all’orda, hanno scattato anche selfie in maniera compiaciuta con quelli che non definirei nemmeno manifestanti.
Perché sì, quella di ieri non è stata una manifestazione, a differenza delle proteste pacifiche che hanno caratterizzato i mesi scorsi organizzate dal movimento Black Lives Matter. Proteste di grande impatto e soprattutto lecitè, nate per denunciare l’abuso di potere delle forze di polizia che causarono la morte di persone innocenti, come George Floyd e Breonna Taylor; ma al corteo in memoria di queste persone morte solo per la colpa di essere neri non fu riservato dalla polizia lo stesso atteggiamento bonario che abbiamo visto ieri. Lacrimogeni e proiettili adoperati da un sistema corrotto che ancora difende il privilegio bianco. Ieri un assalto al tempio della democrazia americana ad opera di persone bianche e per le persone bianche; nei mesi scorsi le manifestazioni pacifiche per dimostrare solidarietà alla comunità nera. Una concessa e incoraggiata, l’altra no. Quindi il razzismo esiste?
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