“Ti critichi da anni e non ha funzionato. Prova ad accettarti e guarda cosa succede ” (Louise Hay).
Body positivity, letteralmente “positività del corpo”. Il termine è nato come hashtag sui social media tra il 2010 e il 2011 ma pian piano è diventato un movimento sociale finalizzato a “normalizzare” tutti i tipi di corpi, ma soprattutto a contrastare tutti gli standard e i canoni imposti dalla società riguardo il prototipo di bellezza. È un movimento creato per dare visibilità a tutte le persone di colore, con una disabilità o una malformazione. Persone che non venivano mai presentate nei film, sulle copertine delle riviste, in televisione solo perché considerate “diverse” da altri individui i quali, alla fine, sono riusciti a far passare per “non bello”, non “conforme” alle regole, caratteristiche come la vitiligine, le smagliature, le cicatrici, la cellulite, la pancia non piatta, le gambe troppo magre o troppo grosse. Ma soprattutto è un movimento nato per aiutare le persone a costruire la fiducia e l’accettazione del proprio corpo.
Probabilmente, quando si pensa al termine “body positivity”, viene subito in mente la figura della donna, ma in realtà questo vale anche per gli uomini. Come alle donne, infatti, sono stati imposti, per esempio, la depilazione e il doversi vestire in un determinato modo, agli uomini è stata imposta la palestra per “costruirsi” il fisico. Questo, tuttavia, la maggior parte delle volte lo si fa per una questione di estetica e non a favore della salute (come è giusto che sia). Anche gli uomini, dunque, come le donne, cercano in tutti i modi di essere all’altezza degli standard corporei pretesi dalla società ma questo provoca degli effetti negativi a livello psicologico, in quanto può dar luogo a manifestazioni ossessive e maniacali, anche in ambito lavorativo, dato che una persona che ha sfiducia nel proprio corpo sarà meno propensa a tenere un colloquio di lavoro, e a livello sociale e relazionale, poiché il fatto di non accettarsi per come si è e di non sentirsi bene con se stessi implica problemi di interazione con gli altri.
Riguardo ciò, molti stanno facendo attivismo e stanno lottando per   ridefinire il significato di “bellezza” e il concetto che oggi si ha di “normalità”. La campagna BeReal di YMCA, per esempio, lanciata nel 2014 e guidata da Liam Preston, lavora anche con le scuole e vuole far sì che la fiducia nel proprio corpo diventi un elemento fondamentale del curriculum. La rivista “Women’s Health”, pubblicata da Hearst, ha invece abolito l’espressione “Bikini body” (“Corpo da bikini”) dalle sue copertine poiché ritiene che tutti i corpi siano un “bikini body”. Molto importanti sono l’attivista Laura Brioschi, fondatrice del movimento “Curvy is not a crime” ; Chiara Meloni, aka Chiaralascura, e  Mara Mibelli, aka FrauleinStalker,  che, attraverso i loro social network “belledifaccia”, vogliono creare consapevolezza sulla Fat Acceptance e sulla Fat Liberation; ricordiamo anche Cristina Fogazzi, aka estetista cinica; la famossisima modella curvy Ashley Graham sempre pronta a celebrare la diversità tra tutti i corpi; ma anche l’attore Zach Miko che ha inaugurato la sezione ‘Brawn’ dell’agenzia IMG Models, dedicata al lancio di modelli di plus size.
Tutte queste persone  hanno un solo scopo: trasmettere amor proprio.
Bisogna imparare ad avere fiducia nelle proprie capacità, nel proprio corpo, è necessario imparare ad amarsi, a comprendere il proprio valore, a realizzare il proprio potere. Bisogna andare fieri di ciò che si è, occorre innamorarsi del proprio essere e lavorare ogni giorno per diventare migliori, non fisicamente ma umanamente perché la vita è troppo breve per essere cattivi con se stessi.

 

Foto di @lovecurvy__laurabrioschi
Foto di @ashleygraham