Quest’anno ricorre il centenario dalla nascita di Leonardo Sciascia che nacque l’8 gennaio 1921 a Racalmuto, in provincia di Agrigento e che morì nel 1989. La personalità del saggista, giornalista, poeta, politico e scrittore siciliano è probabilmente una delle più interessanti e poliedriche della letteratura italiana contemporanea. Egli è stato un anticonformista, un uomo eclettico e geniale che ha fatto della ricerca della verità la propria ragione di vita. Anche per questo, le sue opere, estremamente realistiche – saggi, poesie, racconti, romanzi – furono oggetto di incomprensioni e accuse. Tuttavia, l’importanza della sua eredità è innegabile non solo sul piano letterario, ma anche e soprattutto da un punto di vista sociale e morale.

Tra i suoi romanzi più noti, oltre “A ciascuno il suo”, ricordiamo Il giorno della civetta(1961). Si tratta di un romanzo giallo, al cui valore letterario si affianca l’incessante ricerca di giustizia e la denuncia nei confronti del fenomeno mafioso, che contrassegnò l’intera esistenza dello scrittore.

Alla fermata dell’autobus è avvenuto un omicidio. Salvatore Colasberna, piccolo imprenditore edile, è stato ucciso. Il capitano Bellodi indaga e si scontra con l’omertà e l’indifferenza della gente. Riesce, alla fine, a comprendere che si tratta di  un delitto di  mafia: chi rifiuta, come  Colasberna, di adattarsi al sistema deve morire.

«La verità è nel fondo di un pozzo: lei guarda in un pozzo e vede il sole o la luna; ma se si butta giù non c’è più né sole né luna, c’è la verità» (cit. da: Il giorno della civetta).

Il romanzo suscitò numerose critiche. In un’intervista con il poeta Franco Loi, lo scrittore afferma: “Io ho scritto ‘Il giorno della civetta’ e ho avuto l’accusa di aver inventato io la mafia, che la mafia non esisteva”. Le opere di Sciascia, infatti, sono spesso caratterizzate da un’aderenza dei temi affrontati con gli eventi criminali che colpivano la sua gente e la sua terra, risultato dell’intreccio di interessi tra mafia e politica, locale e nazionale.

I suoi scritti individuano, denunciano e analizzano problematiche, tuttavia, non limitabili al solo territorio siciliano o italiano, ma anche nazionali e universali. Numerosi e vari sono infatti gli argomenti sociali e politici affrontati dallo scrittore nel corso della sua produzione letteraria, come testimoniano i due saggi “La scomparsa di Majorana” e “L’Affaire Moro”, che si riferiscono a due delle inchieste più importanti sulla politica italiana.

Leonardo Sciascia, dunque, non è solo uno “scrittore siciliano”, ma un autore di rilevanza europea. Come egli stesso ha spiegato: “La Sicilia offre la rappresentazione di tanti problemi, di tante contraddizioni, non solo italiani, ma anche europei, al punto da poter costituire la metafora del mondo”.