I nostri studenti rispondono a Nicoletta Tancredi, giovane docente in un liceo campano, che ha scritto una lettera ai suoi studenti invitandoli a non sprecare il momento particolare che stiamo vivendo.

https://m.famigliacristiana.it/articolo/prof-scrive-agli-alunni-a-distanza-la-lettera-e-una-lezione-di-vita.htm

Cara prof,

vivere questa pandemia globale nel bel mezzo dell’adolescenza non è facile. Sentirsi all’improvviso completamente travolti da un’onda, come quando da piccoli si giocava in spiaggia con gli amici a chi prendeva l’onda più grande, per poi ritrovarsi catapultati sulla riva, proprio quando tutto stava andando per il verso giusto non è stato facile da accettare. Proprio un anno fa, l’11 gennaio veniva annunciato il primo focolaio in Cina e di questo virus, forse per fortuna, ne sapevamo davvero poco e mai avremmo immaginato quello che da lì a niente avremmo vissuto. Non è stato un periodo semplice: ho visto l’economia del mio paese sgretolarsi pian piano, commercianti urlare, madri piangere per via del lavoro, gli uomini della politica litigare fra di loro con il solo scopo di avere l’ultima parola senza rendersi conto della gravità della situazione, gli occhi di mio padre, di mio zio e mia zia, medici, preoccupati per davvero e quelli dei miei nonni che ho visto troppe poche volte. Processioni di bare di legno, che ornavano le strade del Nord Italia, suoni continui di sirene e campanili, a volte anche contemporaneamente. Gli occhi, quelli dei miei amici, forse i più tristi, un po’ come i mei, che potevo guardare solo attraverso un piccolo schermo rettangolare, che forse un giorno ringrazieremo perché in questo periodo la tecnologia, denigrata da tutti, ci è servita davvero a qualcosa. Seppur brava a nasconderlo, grazie alle mie doti teatrali, soprattutto durante il lockdown, ero triste, ma chi non lo è stato? Il sol pensiero di non sapere cosa l’indomani o addirittura il futuro mi avrebbe riservato, mi logorava dentro. Ogni giorno mi domandavo se era giusto che alla nostra età dovessimo vedere il mondo da una finestra, un balcone e non poterne scoprire ogni piccolissimo angolo e particolare e ciò mi ha procurato un senso di angoscia misto ad ansia per tutto quel periodo. La cosa che però più mi faceva riflettere era il modo in cui io e i mei amici stavamo affrontando questa situazione: siamo stai bravi, tantissimo e sono orgogliosa di far parte di questa generazione. Non abbiamo perso un anno, anzi, abbiamo imparato ad autogestirci senza che nessuno che dicesse cosa fare, nonostante la concentrazione fosse poca, nonostante fosse dura, nonostante i momenti no nonostante non avessimo un contatto fisico e reale con i nostri prof, ma solo virtuale. E’ toccato a noi buttarci nelle lezioni, saperci appassionare a ciò che i professori stavano dicendo, potevano essere semplici parole ma anche una gran lezione di vita utile per l’indomani e noi abbiamo saputo cogliere l’attimo, carpe diem, dicevano i nostri vecchi amici latini, senza farci distrarre da niente, sfidando noi stessi di riuscire ad imparare in ogni circostanza. Un periodo dedito ad una grande introspezione personale: mi sono guardata dentro, più volte, ho scavato nel mio piccolo io interiore e ho scoperto passioni, hobby, come poter occupare tanto tempo e quanto sia brutta la nullafacenza. Ho capito chi voglio davvero bene e chi ne vuole a me. Ho imparato a pensare a riflettere, a fermarmi un attimo, perché troppo abituata ad una vita frenetica sempre fuori casa. Ho riscoperto quanto sia bella la famiglia e l’armonia che si crea tra i diversi membri; quanto sia importante un abbraccio, un bacio, una carezza, un semplice sguardo tra due persone. Di quanto molto spesso noi ragazzi tendiamo ad ignorare le regole, perché considerate inutili. Oggi se non avessimo rispettato almeno queste poche regole, chissà in quale situazione peggiore di questa ci ritroveremmo. Ho imparato che la mia vita è basata principalmente su tre colori, rosso, giallo e arancione e, sull’attesa ogni due settimane di un nuovo DPCM, proprio come i miei nonni aspettavano ansiosamente il carosello, del quale puntualmente non capisco nemmeno una parola. In tutta questa situazione, credo sia inutile vederci solo del marcio, abbiamo avuto ed abbiamo tutto il tempo ancora oggi di poterci concentrare su noi stessi, con l’augurio di poter poi un giorno ritornare a vivere, per davvero, e come dice il buon Dante di riuscire ‘a rivedere le stelle’!