Simona è una diciassettenne come tante: esce con le amiche, si innamora… Vive una storia con un suo coetaneo, Vincenzo, che la opprime con proibizioni e gelosie, non lasciandole altra scelta che lasciarlo dopo tre lunghi anni di relazione. A seguito di questa decisione, martedì 12 gennaio i due si incontrano a Piazza Plebiscito su richiesta di Vincenzo, che pretende un chiarimento in merito alla fine della loro storia. Purtroppo, però, questo confronto presto si trasforma in un tentato omicidio.                                                                                                                     “Tu sei mia e di nessun altro“, queste le parole del ragazzo, nella convinzione che il motivo della rottura fosse l’interesse di Simona verso un altro. Dopodiché l’abbraccia e la ferisce con tre coltellate alla gola per poi scappare con gli indumenti insanguinati.

Per fortuna, Simona è riuscita a chiedere aiuto ad una pattuglia di carabinieri nelle vicinanze. Portata immediatamente all’ospedale Loreto Mare, dove le sono stati assegnati dieci giorni di prognosi. Il diciassettenne, invece, trovato nella sua abitazione in Via Foria è stato immediatamente arrestato.

Questo, è solo uno fra i tanti casi di aggressione da parte di partner gelosi.  Il serpente velenoso che giace nei cuori di queste persone è la gelosia e il desiderio di possesso, che, troppo spesso, dominano una relazione, tanto da distruggerla. Una visione machista nella quale la donna è considerata come un oggetto, una proprietà esclusiva da possedere. Accecate dall’amore, le ragazze subiscono passivamente questi atteggiamenti, spesso privandosi delle gioie che la vita riserva loro, sottostando agli “ordini” dei propri fidanzati, credendo, ingenuamente, che essi agiscano per senso di protezione e non per possessività. “Non andare in discoteca”; “Non uscire con le tue amiche”; “Fammi leggere i tuoi messaggi”: queste sono le prime manifestazioni di una relazione tossica, dalla quale è difficile uscire senza gravi conseguenze. Il caso di Simona ne è la prova: nel tentativo di porre fine al rapporto dannoso che c’era tra lei e il suo ex fidanzato, è stata quasi uccisa.

In realtà, instaurare una relazione sentimentale con qualcuno non potrebbe né dovrebbe implicare limitazioni alla libertà individuale.                                                   Alla base di qualsiasi relazione devono esservi rispetto e fiducia. Nel momento in cui questi presupposti mancano, bisognerebbe interrompere quanto prima l’ “amore malato”. In una scena del film “Noi siamo infinito”, del 2012, vi è una citazione molto profonda sulla quale ciascuno che intraprende una relazione d’amore dovrebbe soffermarsi: “Accettiamo l’amore che pensiamo di meritare“.

Non bisognerebbe mai aver paura di dire “basta”, non bisognerebbe mai giustificare qualsiasi gesto di violenza sia verbale che fisica, non bisognerebbe mai entrare nel vortice della dipendenza dall’altro che annienta il sé. L’amore “malato” porta tossicità e non sano nutrimento all’animo. L’amore vero non è sofferenza, mai.