Dante visse in un periodo storico molto distante dal nostro, sebbene le tematiche da lui trattate siano molto attuali. E’ un poeta che si interessa di tematiche universali, valide in ogni tempo. Scrive in maniera libera quello che pensa, esprime il suo pensiero senza influenze esterne. E’ un poeta che guarda le cose così come sono, non si lancia in false illusioni: infatti, ha una visione cupa della realtà, soprattutto a causa delle problematiche che vi erano nella società di allora, in particolare nella politica. Nel periodo storico in cui visse, l’imperatore non svolgeva correttamente il suo ruolo e  il papa tralasciava i suoi doveri spirituali, tentando di colmare il vuoto lasciato dall’imperatore e facendo diventare la chiesa sempre più corrotta. Ciò determinava in Dante la nostalgia dei valori del passato. Dante era un personaggio particolarmente libero, ma tradizionalista: voleva che non fosse sconvolto l’ordine delle cose, perché così era stato stabilito da Dio. Un po’ come all’epoca di Dante, anche nella nostra società vi è la presenza di politici che tralasciano i loro doveri e non agiscono per il bene comune, ma si sforzano solo per il proprio interesse.

La principale opera di Dante è la “Divina Commedia”. Quest’opera è significativa, perché in essa sono sviluppate tematiche che ci riguardano profondamente, tematiche molto attuali.

Il viaggio di Dante all’interno della “selva oscura” rappresenta il viaggio di ogni uomo nella propria vita, ostacolata da tre fiere che sono i vizi e gli atteggiamenti negativi che fanno vivere male l’uomo. Spesso questi dimentica se stesso e si lascia sopraffare dai beni materiali, con una serie di comportamenti che non fanno altro che male.

Lo scopo principale della Commedia è condurre l’uomo sulla “retta via”, sulla via della felicità, della redenzione dal peccato: Dante vuole che la sua opera sia d’esempio per tutti e che essa sia letta come si leggerebbero le Sacre Scritture. Dante vuole aiutare l’uomo, vuole far in modo che tutti possano tornare sulla “retta via” come è riuscito a fare lui. Per fare questo c’era bisogno di diffondere la sua opera all’intera umanità.

In qualche modo, Dante è riuscito a realizzare il suo scopo: ha scritto quest’opera per infondere coraggio negli uomini a non arrendersi nella ricerca della verità e del vero Bene e ancora oggi la sua opera è letta, studiata e apprezzata.

Ma cosa pensiamo noi giovani quando leggiamo della selva oscura, dei regni ultraterreni? Cosa pensiamo della visione divina?

I giovani di oggi non hanno tutta la fede che aveva Dante. Per i giovani di oggi pensare razionalmente all’esistenza di Dio non ha molto senso. Molti credono, ma non in maniera del tutto convinta. Per tutti può esistere una sola cosa certa: o la fede o il pensiero razionale. Per Dante non è così: fede e ragione sono complementari, l’una completa l’altra ed entrambe danno senso e felicità alla vita dell’uomo. Per questa ragione, nell’Inferno Dante è guidato da Virgilio, personificazione della Ragione: l’uomo arriva alla fede, arriva a Dio anche grazie al pensiero razionale.

Dante attraversa l’Inferno, vedendo ogni tipo di dolore e sofferenza; va verso il Purgatorio, incontrando le anime che aspettano di entrare nel Paradiso; infine, arriva al cospetto di Dio e trova la pace. Ciò permette di capire che nella vita non ci si deve mai abbattere: nonostante tutte le difficoltà, c’è sempre una via d’uscita, un modo per arrivare alla consolazione e alla verità. Esiste sempre un modo per ritrovare la “retta via”, per tornare indietro. E’ proprio questo che Dante vuole comunicare: ci vuole dire che, nonostante l’umanità sia ristretta alla sua superficialità, c’è sempre un modo per rimediare, per fare in modo che l’uomo abbia consapevolezza di ciò che è. Infatti, molto spesso l’uomo non è consapevole di ciò che fa. L’uomo di oggi, così come gli uomini del secolo di Dante, ha perso se stesso nella nostra società, fatta di superficialità, avidità, egoismo, spreco, ingiustizia. Ma è possibile anche distanziarsi da tutto questo: Dante mostra la via per conoscere se stessi, per ritrovare il proprio “Io” andato perso.