Nell’ultimo anno, a causa dei continui lockdown vissuti, abbiamo riscoperto, seppur forzatamente, il piacere di riunirci e guardare un po’ di buona televisione tutti insieme. Ad ogni modo, gli spettatori più “anziani” non avranno potuto non notare il cambiamento radicale che ha vissuto la televisione italiana durante gli ultimi anni. Di cosa stiamo parlando? Dando uno sguardo ai palinsesti degli scorsi decenni ci accorgiamo di una cosa: molti dei programmi definiti “cult” sono scomparsi per lasciar spazio a programmi che attraggono maggiormente il pubblico giovanile attuale, che pare allontanarsi sempre più dal mondo della televisione per darsi allo streaming. Mossa questa che sembra inevitabile da parte delle grandi emittenti televisive, del tutto normale per cercare di non perdere visibilità anche fra le generazioni future. Dov’è quindi il problema?

La risposta potrebbe non piacere a tutti, ma è inevitabilmente chiara: i programmi attuali sono qualitativamente scarsi. Ripensando alle proposte più in voga nei decenni scorsi vengono subito in mente titoli come “Drive In”, “Non è la Rai” o il “Festivalbar”.
Oggi invece, molti di questi programmi così amati e così seguiti dal grande pubblico televisivo sono per la maggior parte scomparsi e sostituiti da titoli come “Live – Non è la D’urso”, che potremmo definire d’attualità/gossip, condotto dalla popolarissima Barbara D’urso, la quale intervista diversi ospiti dando vita a situazioni grottesche e imbarazzanti; “Grande Fratello VIP”, presentato da Alfonso Signorini, consiste nel rinchiudere diversi “VIP” di basso rango in una casa per diversi mesi (quest’anno a cavallo fra Settembre 2020 e Marzo 2021) o “Uomini e donne” che dona a giovani e anziani single, fra puntate ricche di urla e litigi, l’opportunità di trovare un partner con il quale instaurare una relazione poco durevole al di fuori dell’esperienza televisiva e dei social network. Perfino il famosissimo festival di Sanremo, tempio della canzone d’autore e manifesto della musica italiana nel mondo, negli ultimi anni ha preso una piega ben più pacchiana rispetto a qualche anno fa, puntando più su ciò che può piacere al grande pubblico e tralasciando la qualità della gara e del festival in sé.

Come ho già sottolineato, il problema è rappresentato dalla scarsa qualità delle proposte televisive per favorire lo share, le interazioni sui social network e il gossip. Di fatto, sono lontani i tempi in cui programmi come “La Corrida”, condotto dall’iconico Corrado Mantoni, incollavano allo schermo e divertivano migliaia di telespettatori seppur con formule semplici e concise, offrendo momenti di spensieratezza e distacco dai problemi che affliggevano le persone.
Al contrario, molti dei programmi attuali vedono formule ben più complesse. Ritorniamo per un attimo al caso del Grande Fratello VIP. Nato nel 2000 sotto il nome di “Grande Fratello”, inizialmente nella sua versione normale e senza il coinvolgimento di personaggi “famosi” come accade oggi, il programma è partito con un meccanismo piuttosto semplice, cioè quello di isolare dei giovani completamente sconosciuti e presi dalle più disparate situazioni e di documentare ogni loro istante all’interno di una casa dotata di ogni confort. All’interno della suddetta casa potevano incontrarsi un pizzaiolo della provincia di Siracusa, uno studente di Frosinone e chi più ne ha più ne metta. Il reality andava avanti così, dando l’opportunità ai telespettatori di immedesimarsi nelle esperienze di persone come loro. Comunque, negli ultimi anni la storia è cambiata.
Nel tempo, il Grande Fratello ha saputo adeguarsi alle tendenze del momento e a ciò che attrae i giovani. Il risultato? Ad oggi, il Grande Fratello VIP riunisce nella casa persone definite famose e, invece di isolare il concorrente e lo spettatore dal mondo al di fuori della casa regalando qualche ora di spensieratezza, il programma si è trasformato in un vero e proprio telegiornale del trash, nel quale gli scontri (spesso organizzati ad hoc dalla produzione e dagli stessi concorrenti per aumentare lo share) sono all’ordine del giorno, conditi da urla isteriche, frecciatine fra concorrenti ed un presentatore che cerca, fintamente imbarazzato, di fare da mediatore fra le parti.
Ho trattato il caso del Grande Fratello VIP, ma la formula di cui si è parlato può essere applicata anche a molti altri programmi TV, utili a scatenare polemiche e reazioni social più che a intrattenere lo spettatore.

Ormai, il volto della televisione è cambiato e pare che questa situazione non possa far altro che peggiorare. Il dubbio dunque rimane tale: vale davvero la pena sacrificare la qualità effettiva del programma per favorire lo share e le interazioni social?