“Con ogni respiro di cui il mio petto martellato in bronzo sia capace, trasformeremo questo mondo ferito in un luogo meraviglioso”: parole pure e straordinarie, quelle pronunciate da Amanda Gorman, giovane poetessa afroamericana, durante l’insediamento del 46esimo presidente degli Stati Uniti d’America, il 21 gennaio di quest’anno. Con la sua presenza umile e insieme raffinata, Amanda squarcia con potenza la scenografia dell’evento, inonda la platea dall’alto del Campidoglio con il solo suono melodioso della sua voce che intona il discorso di apertura scritto da lei. La giovane donna è una poetessa appena ventiduenne. si tratta di una ragazza afroamericana che sogna di poter cambiare il mondo con la forza della poesia, della comunicazione, della democrazia: “Una magra ragazza afroamericana, discendente dagli schiavi e cresciuta da una madre single, può sognare di diventare presidente, per sorprendersi poi a recitare all’insediamento di un altro.” Cosi Amanda parla di sé davanti a tutto il popolo americano e non solo, rappresentando l’affacciarsi di una nuova epoca in cui la voce degli ultimi e dei vinti finalmente trionfa molto più in alto di qualsiasi prospettiva ideale, luce nuova che inonda il volto di un’America che finalmente chiude un capitolo di tenebroso orrore e si affaccia a quella che la ragazza chiama “nuova alba”. A destare stupore e commozione non è solo la storia di Amanda, cresciuta a Los Angeles con la madre e la sorella gemella, o quello che rappresenta con la sua personalità e la sua presenza, ma anche il suo grande talento, che emerge chiaramente dal contenuto della poesia e dalla sorprendete maestria con la quale la declama, tanto suggestiva da risuonare alle orecchie degli ascoltatori quasi come una melodia magica, come una lettura epica ipnotica. Quale altro modo perfetto per dare inizio alla nuova presidenza americana, se non con le parole di una giovane donna talentuosa che si fa portavoce di quella parte d’America dimenticata, spesso denigrata?

Sembra che la poetessa sia stata fortemente voluta alla cerimonia dalla stessa Jill Biden, moglie del neopresidente, in un’occasione che si caratterizza per l’arrivo alla Casa Bianca, per la prima volta, anche di un’altra figlia dell’America multirazziale, la indo-americana Kamala Harris nel ruolo di vicepresidente. Proprio da questa straordinaria, nuova rappresentanza, il popolo americano, insieme a tutto il mondo, può cominciare a tirare un sospiro di sollievo e addentrarsi in un futuro molto più luminoso. Si delinea una prospettiva molto lontana dal tunnel buio che gli Stati Uniti hanno attraversato fino a questo momento, culminato con il più terribile degli epiloghi: l’assalto a Capitol Hill, che ha rappresentato nel cuore di tutti un vero e proprio attacco alla democrazia. Tutta questa angoscia e precarietà si sciolgono come neve al sole di fronte ai versi di Amanda, di fronte al meritato riconoscimento che le è stato assegnato con il titolo di National Youth Poet Laureate, nel 2017, e con la prestigiosa possibilità di intervenire il giorno del nuovo insediamento presidenziale. La poesia da lei declamata, “The hill we climb”, ovvero “La collina che scaliamo”, colpisce innanzitutto grazie al tono e al ritmo dei versi, che si configurano come un vero e proprio inno, dotato di una potenza epica che smuove il cuore, al di là del significato altrettanto suggestivo delle parole. È un invito all’unità, un grido di speranza per un paese di cui Amanda non disconosce le divisioni e le polarizzazioni laceranti, forse perché ella stessa ne è parte integrante e spesso anche vittima diretta. Rifuggendo dalla possibilità di condannare il suo paese per ragioni di discriminazione che la riguardano in prima persona come individuo libero e come cittadina, Amanda sceglie invece di lanciare un grido di speranza e un incitamento a percorrere la strada della luce senza, però, negare o dimenticare le tante cadute nel buio, senza mai perdere la speranza: “C’è sempre la luce se abbiamo il coraggio di vederla, c’è sempre la luce se abbiamo il coraggio di essere tale!” In queste parole si racchiude il messaggio lanciato dalla giovane accolto da tutta l’America e da tutto il mondo che guarda l’America, ricco di appassionata fiducia nel potere riconciliatore della comunicazione poetica.

Sembra che a parlare al futuro con la giusta forza e determinazione, senza paura di mirare a guidare il mondo, siano soprattutto giovani donne, consapevoli che la diversità non è altro che un’irripetibile ricchezza da spendere per tutta l’umanità. E Amanda Gorman, poetessa, nonché futura candidata alla presidenza americana del 2036, ne è un esempio più che brillante!

Noemi Di Stasio, V A Classico.