Lettera al Presidente Draghi
Carissimo Presidente Draghi,
sono solo poche settimane che lei ricopre il ruolo di Presidente del Consiglio e siamo entusiaste e onorate di avere la possibilità di scriverle. Abbiamo appena compiuto diciotto anni e frequentiamo l’ultimo anno in un liceo classico, il Pitagora – B. Croce di Torre Annunziata, in provincia di Napoli. La nostra quotidianità, come quella di tutti, è stata stravolta dalla pandemia, che ha colpito improvvisamente e inaspettatamente tutto il mondo impedendo a studenti come noi di cominciare a immaginare e a costruire il proprio futuro, in quello che probabilmente è l’anno più importante e decisivo per la nostra crescita personale.
Siamo consapevoli della gravità e della globalità del problema e, con questa lettera, non intendiamo attribuire colpe, ma unicamente confidare a lei le nostre preoccupazioni e le problematiche derivate da questo periodo incerto e complesso. A oggi, infatti, sappiamo di non avere e di non poter ricevere gli strumenti adeguati a individuare nitidamente le scelte relative al nostro domani.
Affrontiamo ora uno dei momenti più difficili della nostra vita: le ansie e i dubbi aumentano. Siamo alla ricerca della nostra identità, delle passioni, delle qualità che possediamo e degli ideali da seguire. Protagonista delle nostre giornate è la paura di non trovare un posto nel mondo e di scoprire solo dopo che non sia quello giusto. Per questo sentiamo il bisogno che lo Stato e le istituzioni ci guidino durante il nostro percorso di crescita e che ci sostengano nelle decisioni che prenderemo. Desideriamo che il futuro ci venga mostrato più chiaramente, che la scuola ci permetta di capire quali sono le nostre attitudini e che ci consenta, orientandoci, di individuare scelte universitarie e lavorative che ci aiutino a valorizzare i nostri talenti. Con l’avvento del COVID-19 la situazione è notevolmente peggiorata: le certezze che avevamo sono svanite né riusciamo a crearne di nuove, a causa dei repentini cambiamenti che il nostro paese sta subendo.
Durante questi mesi trascorsi in DAD, tante sono state le difficoltà che, soprattutto all’inizio, abbiamo incontrato nell’adeguarci a questa nuova modalità di fare scuola: a distanza di tempo, però, possiamo affermare con certezza che le lezioni online non hanno danneggiato il nostro bagaglio culturale che, secondo noi, ha continuato ad arricchirsi anche durante questa esperienza. Abbiamo avuto la possibilità inoltre di scoprire nuovi strumenti che certamente potranno essere utili anche quando tutto ciò sarà solo un terribile ricordo: la didattica a distanza ci ha permesso di continuare il nostro percorso di studi. Dunque, considerate anche le recenti notizie riguardanti la Maturità, dal punto di vista didattico ci sentiamo pronti ad affrontare la tipologia d’esame proposta.
In questa drammatica situazione il naturale desiderio di socializzare e di arricchire il nostro bagaglio di esperienze personali e umane certamente è rimasto inappagato, ma avremo tempo per ripristinare relazioni e rapporti; la cultura, che invece abbiamo potuto continuare a coltivare, non avrebbe accettato e trovato “giustificazioni”. Ma ora ci sentiamo abbandonati a noi stessi: sono pochi, ormai, i mesi che ci separano dalla fine del percorso liceale e dalla scelta universitaria. Il tempo, però, è come dilatato e tutto ciò ci sembra così lontano e inafferrabile. Desideriamo che lo sguardo dell’Italia cada più spesso su di noi: abbiamo la necessità di sentirci il futuro, non vogliamo che le nostre preoccupazioni ci portino a viaggiare verso realtà diverse da quella in cui viviamo per realizzare i nostri sogni. Vogliamo che il nostro paese possa accogliere e sostenere le nostre prospettive di vita.
È sempre più in crescita il numero di giovani che, anche a malincuore, si trova costretto a lasciare l’Italia per lavorare o per continuare gli studi e non comprendiamo il motivo per cui a tale fenomeno, presente già da anni, non sia stata mai trovata un’adeguata soluzione. L’Italia non ha bisogno dei suoi giovani? Il desiderio di contribuire al progresso del paese è forte, ma di gran lunga maggiore è la paura di non riuscire a raggiungere questo obiettivo.
Chiediamo certezze. Chiediamo attenzioni. Chiediamo fiducia.
Chiediamo di poter creare il futuro che meritiamo, che l’Italia merita.
Cordiali saluti,
Benedetta Marciano, Marika Gallo, Maria Sabrina Mollo,
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