In tempi di crisi è ancora la donna a pagare il prezzo più alto. Secondo le stime di fine 2020 il 98% dei disoccupati in Italia è donna. L’aumento della disoccupazione femminile certo non è determinato dal COVID-19 ma è l’effetto di problemi a monte mai risolti: il peso della famiglia da sempre grava sul ruolo femminile. Anche prima che si analizzassero gli impatti sociali ed economici della pandemia era evidente che in tutto il mondo le disuguaglianze sia di genere che economiche colpiscono più le donne.
Certo l’impatto economico del virus è grave e in questo quadro le donne sono le più colpite. Uno studio delle Nazioni Unite hanno confermato che i settori più colpiti dalla pandemia tendono ad essere quelli altamente “femminizzati”, come turismo, ospitalità e vendita al dettaglio. Di conseguenza, l’occupazione femminile è più a rischio rispetto a quella maschile. Non a caso in alcuni contesti anglofoni è stato coniato il neologismo “Shecession”, composto da “ she” e “ recession” per indicare come siano le donne a subire in modo prevalente gli effetti sociali ed economici della crisi innescata dal coronavirus. Si parla di “ crisi di genere”.
L’Onu nella giornata internazionale della donna ha sottolineato la scarsa presenza di donne nella politica e nelle sale riunioni di tutto il mondo. Eppure la transizione digitale ed ecologica, pubblicizzata dai governi di mezzo mondo, non potrà perseguire il bene comune e favorire l’innovazione del pianeta senza una transizione sociale. In una società investita dai processi di globalizzazione la partecipazione delle donne al modo del lavoro può trovare nuove forme organizzative ed espressive, che favoriranno l’innovazione sociale. Vi è una stretta correlazione tra progresso e diversità di genere. È necessario, dunque, favorire lo sviluppo culturale e professionale delle donne, perché la leadership femminile non può prescindere dall’emancipazione culturale ed economica. Tale emancipazione è la chiave per l’uguaglianza di genere e per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile stabiliti dall’Onu.
Se la donna non raggiunge al più presto la parità, anche economica, con l’uomo, le economie mondiali non saranno in grado di affrontare crisi inaspettate e drammatiche come quella causata dal Covid-19. Sarà proprio la crisi economica unita alla disuguaglianza sociale la sfida più rilevante che la società dovrà affrontare nel prossimo futuro, con l’obiettivo primario di combattere le disuguaglianze sia economiche sia sociali potenziando il sistema di istruzione. Difatti gli investimenti nell’educazione e nella formazione è uno degli interventi più urgenti per uscire dalla crisi economica generata dalla pandemia.
Dal terribile momento che abbiamo vissuto potremmo trarre come monito l’impegno a raggiungere la parità di genere.