“Il contatto fisico: la nostra prima forma di comunicazione. Sicurezza, protezione, conforto: tutto nella dolce carezza di un dito o di due labbra che sfiorano una guancia morbida. Ci unisce quando siamo felici, ci sostiene nei momenti di paura, ci emoziona nei momenti di passione e amore. Abbiamo bisogno di quel tocco dalla persona che amiamo quasi come abbiamo bisogno di respirare. Ma non ho mai capito l’importanza di quel tocco, del suo tocco, fino a quando non ho potuto più averlo.”
Questa è una citazione tratta dal film “A un metro da te” che vede come protagonista Stella Grant, la quale è una giovane ragazza affetta da fibrosi cistica; il suo scopo è quello di raccontare le tipiche giornate, tramite i social network, dei pazienti affetti da tale malattia, e in particolar modo le distanze che devono assolutamente rispettare tra di loro per ridurre il rischio di infezioni incrociate, ossia infezioni batteriche da altri pazienti con la fibrosi cistica, che potrebbero comportare gravi conseguenze, tra cui la morte. Stella all’interno dell’ospedale in cui vive incontra un ragazzo con la stessa malattia di nome Will, il quale si trova lì per una terapia sperimentale, nella speranza di riuscire a liberarsi di un’infezione batterica presente nei polmoni. La ragazza propone lui di svolgere insieme tale terapia, in modo tale da renderla meno faticosa, promettendosi, però, di mantenere la distanza interpersonale di due metri, la quale non fa altro che salvaguardare la loro salute. Con il tempo i due si innamorano e, di conseguenza, diventa inevitabile il contatto fisico. Will scoprirà che la sua terapia è risultata vana e per questo deciderà di allontanarsi da Stella per evitare che possa soffrire, motivo per il quale, nella citazione iniziale, la ragazza afferma di non aver mai compreso l’importanza del tocco di Will fin quando non le è stato privato.
Ma cos’è la fibrosi cistica?
La fibrosi cistica è malattia genetica che può avere esito fatale e colpisce una persona su 2500, sia l’individuo maschile che quello femminile; circa un individuo su 25 è portatore sano dell’allele per la malattia. L’allele normale per questo gene codifica per una proteina di membrana che funziona da trasportatore di ioni cloruro tra alcuni tipi di cellule e il fluido extracellulare. Nelle membrane plasmatiche dei bambini che ereditano due alleli recessivi, questi canali per il cloruro sono difettosi o assenti: il risultato è una concentrazione extracellulare di cloruro estremamente alta, che rende più spesso e viscoso del normale il muco che riveste le cellule di numerosi organi. Il muco si accumula nel pancreas, nei polmoni, nell’intestino e in altre sedi, dove determina effetti multipli: un insufficiente assorbimento intestinale, la bronchite cronica e le frequenti infezioni batteriche causano la morte della maggior parte dei soggetti prima dei cinque anni. Benché sia presente dalla nascita, tale patologia può manifestarsi in momenti diversi: dall’infanzia sino all’età adulta. Ancora oggi non esiste una terapia risolutiva, ma nonostante ciò vi sono delle cure che attenuano i sintomi e l’evoluzione della malattia, migliorando la qualità della vita.
Giorno dopo giorno i ricercatori investono il loro tempo affinché si possano trovare terapie e cure più efficaci per semplificare la vita delle persone costrette a condurre uno stile di vita per certi aspetti limitato. È fondamentale diffondere informazioni circa malattie come questa, di cui molte persone non sono a conoscenza o, almeno, non sanno di cosa trattano.

Aiutiamo queste persone a sentirsi meno sole e supportate! 

Cirillo Michela

D’Avino Francesca

Scarpa Gaetana

IV E scientifico