“Io resto ogni volta ammirato del vostro impegno, della vostra scuola, delle iniziative e del fatto che voi ci crediate.” 

Questa è la bellissima frase, pronunciata dal dott. Alessandro Pennasilico in occasione dell’incontro “Giornalista Giornalista”, tenutosi venerdì 23 aprile e che descrive appieno lo spirito con cui è stato affrontato; noi alunni abbiamo discusso per ben due ore insieme a lui, all’onorevole Paolo Siani e al procuratore generale Armando D’Alterio, affrontando problematiche significative che affondano le proprie radici nella storia della nostra città e che ancora oggi la logorano: l’inquinamento, la dispersione scolastica, l’illegalità, l’uso di droga tra i giovani, il fenomeno dei “muschilli”, ma anche l’abusivismo edilizio, l’usura, il racket, l’omertà, la criminalità organizzata e la malavita.

A loro abbiamo fatto domande che noi, a nostra volta, ci ponevamo da tempo e a cui faticavamo tanto a rispondere. Abbiamo ascoltato con attenzione e curiosità le risposte, abbiamo provato a imprimere nella nostra memoria tutto ciò che ci veniva detto e ne abbiamo fatto tesoro. Di tanto in tanto ci siamo sentiti attraversati da brividi e i nostri occhi sono diventati lucidi, perché quelle risposte sono state in netta antitesi coi crimini che vengono commessi ogni giorno nella nostra città e che ci angosciano molto. Quelle “persone pulite” ci hanno fatto intravedere la possibilità di un riscatto, di soluzioni che non sembravano più un’utopia: tutti noi abbiamo provato l’emozionante forza dell’onestà.

Ecco, quindi, la voglia di lavare le offese perpetrate contro Torre Annunziata: da decenni è ferita da molte umiliazioni. In particolare, ricorrono due tipi di offese: una che può sembrare piccola e poco significativa, ma quasi inevitabile e, perciò, molto frequente, è quella che subiscono le nostre madri quando noi figli siamo costretti ad andar via perché purtroppo da questa nostra città non possiamo ricevere molto. Consapevoli di ciò, col cuore a pezzi, ci lasciano andare altrove. 

L’altra offesa è quella che mette all’angolo, umiliandoli, tutti i cittadini onesti e pacifici che continuano a vivere in questa triste realtà torrese. L’esempio più terribile è quello di un uomo perbene a cui viene strappata barbaramente la vita con una pugnalata dritta al petto, a causa di una sedia sgangherata imposta con prepotenza come segno di occupazione di un territorio pubblico. La legittima intolleranza di sua figlia, che potremmo definire semplicemente senso di giustizia, ha scatenato la furia dei carnefici del suo papà e così quello è stato l’ultimo giorno in cui la ragazza ha incrociato i suoi occhi “azzurri, anzi, azzurrissimi”. Noi tutti sappiamo che non bisogna mai voltarsi dall’altra parte quando si incontra una sedia come quella, ma sappiamo anche che questa è una partita senza fine, di cui dobbiamo essere “soggetti attivi” e non “spettatori”. Dovremo, quindi, rimuovere ancora tante altre “sedie”!

Durante l’incontro, noi non abbiamo ricevuto solo risposte, ma molto di più: ci siamo sentiti come se ci fossero state iniettate massicce dosi di coraggio, forza e speranza, proprio come un vaccino. Ci è stata ridata la voglia e la forza di risollevare la tanto, troppo vessata Torre Annunziata, di liberarla dalla ferocia della criminalità, che come un ferro rovente ogni giorno la marchia a fuoco dinnanzi al resto del Paese. 

La nostra città, nel corso degli anni, è stata resa quasi completamente invivibile ed è sempre più difficile scegliere di restarvi. Si è ammalata gravemente e la sua cura siamo noi giovani armati del sistema di artiglieria pesante più potente in assoluto: la nostra fiducia nel riscatto. Noi ci crediamo e proprio per questo non vogliamo subire, ma scegliere, sempre e comunque.