Nel giro di poco più di un secolo, una duplice battaglia, quella della carta di stracci contro la pergamena e quella della stampa a caratteri mobili contro il manoscritto, rivoluzionarono il mondo della cultura italiana ed europea.
La carta, che all’inizio del XIII secolo veniva importata dalle fabbriche arabe della Spagna, comincia verso la fine del secolo ad essere fabbricata anche in Italia. Nasce una vera e propria industria, che in breve conosce uno sviluppo eccezionale. Si inventano nuove tecniche e nuove macchine per la battitura e la frantumazione del materiale grezzo; si sostituiscono gli stracci di lino, più leggeri, a quelli di canapa; si studiano nuovi metodi di lisciatura delle superfici.
A Fabriano, e poi a Bologna e Genova, nascono le prime corporazioni di cartai. Quasi ovunque la legge vieta agli esperti artigiani di emigrare o di insegnare l’arte ad apprendisti che non siano del posto. La resistenza contro la carta di stracci è fortissima ed è condotta dagli amanuensi, dai letterati e dai fabbricanti di pergamena. Gli amanuensi usando la carta al posto della pergamena guadagnano meno e fanno più fatica ad eseguire il lavoro: la carta assorbe l’inchiostro e tende a macchiarsi con grande facilità. I letterati disdegnano la carta, reputandola materiale troppo fragile, non durevole, non degno di opere che aspirano all’immortalità e anche i notai e i giudici avversano la carta: fino alla fine del XIV secolo vigerà l’obbligo di stendere tutti i documenti ufficiali e gli atti notarili su pergamena. Tuttavia nel 1475 la cancelleria del Ducato di Milano utilizza già abitualmente la carta per tutte le pratiche.
Arriva, poi, la stampa inventata da Gutenberg a segnare il tramonto della “civiltà della pergamena”. In Germania il primo libro stampato con i caratteri mobili di Gutenberg è la Bibbia; in Italia, invece, è il De Oratore di Cicerone, nel 1465. Autori delle prime stampe in Italia sono Corrado Schweinheim di Mangoza e Arnoldo Pannartz di Praga, due artigiani tedeschi scesi in Italia su invito della Santa Sede. Dopo tre mesi di lavoro i due finiscono di stampare la loro seconda opera. Trecento copie: tiratura che fa scalpore in un’epoca in cui si è abituati alle sei, sette, copie degli amanuensi. Anche gli italiani, tuttavia, cominciano a muoversi. Nel 1471, il cesellatore fiorentino Bernardo Cennini si prepara da solo i caratteri e stampa il suo primo libro: i Commentari all’opera di Virgilio.
Nel 1475 il libro assume la sua fisionomia definitiva grazie a un’innovazione del tedesco Ratdolf: il frontespizio con il nome dell’autore e il titolo del libro. Sino ad allora, la prima pagina restava bianca per proteggere le pagine stampate.
Le resistenze al nuovo sistema di riproduzione dei libri restano però fortissime, in Italia e all’estero. Nel 1470 i seimila copisti dell’università di Parigi inscenano una clamorosa protesta e cercano di sabotare la nuova invenzione. Ma la differenza di costo tra manoscritto e stampato è così grande che in pochi decenni la figura dell’amanuense scompare.
L’invenzione dei caratteri mobili per la stampa e l’uso della carta hanno avuto un profondo impatto sociale. La loro accettazione e il loro uso pratico hanno prodotto un avanzamento culturale e una svolta formidabile i cui effetti si riflettono nella nostra epoca. È vero che questo articolo, come molti altri, viene letto tramite lo schermo di un computer; tuttavia la maggior parte dei libri su cui studiamo o che vengono acquistati sono stampati su carta e hanno forma e aspetto simili a quelli di 600 anni fa, perché sono il prodotto evoluto della stessa tecnica messa a punto da Gutenberg.