La sera di lunedì 19 aprile 2021 Maurizio Cerrato, sessantunenne di Torre Annunziata è stato pugnalato a morte in presenza della figlia, Maria Adriana Cerrato, in via IV Novembre, a Torre Annunziata, da quattro uomini. L’omicidio sarebbe scaturito da un diverbio per motivi di parcheggio stradale.
Nello stesso giorno a Rocca Nervina, provincia di Imperia, si è consumato un terribile delitto. Un pensionato di 81 anni ha ucciso a coltellate l’anziana moglie ottantenne e il cagnolino di famiglia. Motivo del delitto, una lite domestica.
Venerdì 23 aprile 2021 una giovane disabile di dodici anni è stata picchiata da un gruppo di ragazze più grandi di lei in parco pubblico di Roma nord. Il tutto è stato filmato e trasmesso in una diretta su Instagram.
Sempre venerdì, a Benevento, Aldo Gioia è stato ucciso con sette coltellate da Giovanni Limata, 23 anni, con la complicità della figlia Elena, 18 anni. Pare che i due giovani avessero pianificato di uccidere tutta la famiglia Gioia, contraria alla loro relazione.
Dagli omicidi al bullismo, dagli stupri alla violenza verbale, il panorama in cui viviamo sembra sempre più disastrato. Le modalità con cui vengono espresse le emozioni appaiono oramai toccare i picchi più alti della follia.
La dimensione della violenza, non più contenuta dalla ragione, pare aver invaso ogni angolo della nostra società. Da sempre accanto all’amore, che è il fondamento della vita, nell’uomo alberga il principio dell’autodistruttività e dell’aggressività. Nessuno lo ricorda ma la negatività è in ognuno, mentre autodistruttività e violenza sono costitutive dell’uomo.
Non accettare questo lato oscuro produce odio; e l’odio viene sempre prima dell’amore. Se c’è un impulso originario per l’uomo, questo non è l’amore, cioè l’apertura alla vita, ma piuttosto la vita che si protegge dalla minaccia dell’altro. L’odio è proiettare sull’altro quello che non si accetta di se stessi. Così nascono tante reazioni di omofobia: l’odio verso l’omosessuale può nascondere in chi odia il bisogno di rimuovere le proprie componenti omosessuali.
L’antidoto a tanto odio che genera violenza dovrebbe essere l’educazione Così, da un livello impulsivo, dove l’espressione è affidata ai gesti, si passerebbe ad un’educazione che dia risonanza emotiva ai gesti che si compiono. Oggi questa risonanza emotiva sembra mancare. Non siamo più capaci di “sentire” la differenza tra il bene e il male.
La nostra ‘sordità’ è dovuta alla mancata educazione ai sentimenti: sentimenti non nascono naturalmente con l’uomo, ma si apprendono. Le popolazioni primitive utilizzavano delle storie per educare ai sentimenti. I Greci avevano tutto il mondo dell’Olimpo, che visto da vicino è una fenomenologia dei sentimenti e delle passione. Zeus è il potere, Afrodite la sessualità, Ares l’aggressività, Apollo la bellezza, Dionisio la follia. Oggi certo non si può ricorrere ai miti, ma c’è quel meraviglioso repertorio della letteratura, dove si impara che cos’è l’amore, il dolore, la noia, la disperazione. Soprattutto i giovani hanno bisogno di essere educati perché non conoscono né il nome né il decorso del disagio che soffrono. Se conoscessero il nome e l’origine di questa sofferenza saprebbero reagire ad essa.
La guerra alla violenza passa per l’educazione e l’istruzione perché più si è educati e più si è abituati a frequentare la parola . Aristotele diceva che l’uomo è un animale con la parola, quindi più aumenta il livello educativo meno è il ricorso alla violenza. La violenza è il gesto e il gesto è quel che resta quando la parola è insufficiente. Questo meccanismo è a fondamento dell’odio che genera violenza. L’odio sospende la legge della parola che ci rende umani. La finalità dell’odio è distruggere il nemico, disumanizzarlo, rubargli la dignità, annientarlo. L’odio raggiunge la sua meta direttamente usando la violenza e non le vie tortuose del dialogo.
Oggi purtroppo la parola decresce, perché non c’è più la comunicazione diretta, ma è praticata la falsa comunicazione dei social network. Non c’è più il confronto visivo, il dialogo con un altro in carne ed ossa, ma c’è un monitor e magari dall’altra parte una falsa identità. Manca l’altro che corregge, non c’è scambio di idee, che aiuta il confronto e modifica la visione del mondo, ma assorbimento di tutto quello che la rete consente di vedere, senza i tempi e gli spazi di elaborazione. Siamo tutti come eremiti a cui arrivano frammenti di vita.