È il 6 settembre 2021, un lunedì apparentemente come tanti altri, in cui si è già proiettati alla ripresa della scuola e degli impegni di sempre; “L’estate sta finendo e un anno se ne va”, avrebbero sicuramente cantato i fratelli Righiera. Ma c’è uno strano fermento davanti all’ingresso del Liceo Pitagora-Croce di Torre Annunziata: 33 ragazze e 17 ragazzi (due per ogni classe tra quarte e quinte dell’intero istituto) sono pronti a vivere una delle esperienze più belle della loro vita. È il Piano Scuola Estate per la valorizzazione delle eccellenze, un viaggio offerto dalla scuola ai suoi alunni, scelti per media scolastica, che coniuga cultura, sport e natura in un trinomio di straordinaria bellezza: un viaggio tutto da raccontare!

Il ritrovo delle 6:00 davanti alla scuola per la partenza ci ha messo  di fronte un gruppo di ragazzi che prima forse avevamo solo intravisto, ma che di fatto non conoscevamo. Tutto ciò ci ha spinto a conoscerci a vicenda, a scambiarci i numeri di telefono: è bastato veramente poco a legarci tutti in modo indissolubile, tanto che durante il viaggio sembravamo già frequentarci da una vita.

Dopo quattro ore in pullman, fatte di nuove conoscenze e tante risate, siamo giunti alla prima tappa del nostro tour guidato: Lecce, una città intrisa di storia e di bellezze artistiche. Entrando da Porta Napoli (l’accesso principale al centro storico per chi veniva dall’antica capitale del Regno delle Due Sicilie, fatta costruire nel 1548 da Carlo V) ci siamo aggirati per le strade leccesi alla scoperta dei monumenti più importanti della città. Siamo quindi giunti in Piazza Duomo (dove si affermano imponenti la Cattedrale di Maria Santissima con il Campanile, i palazzi del Vescovado e del Seminario), per poi passare per la famosissima Piazza Sant’Oronzo, la più importante di Lecce, il risultato di una sovrapposizione di secoli e secoli di storia, un incrocio a cielo aperto tra l’antico e il moderno.

La piazza sorge, infatti, su un antico anfiteatro romano, oggi visibile soltanto per metà, essendo l’altra parte occupata dalla piazza stessa, al cui centro vi è la statua del Santo Patrono che, secondo gli abitanti leccesi, aveva protetto i suoi cittadini dalla minaccia della peste.

Proseguendo il cammino, abbiamo avuto modo di ammirare la basilica di Santa Croce, la più elevata manifestazione barocca in città, particolarmente famosa per le molteplici e armoniche forme della facciata: animali fantastici, figure grottesche, telamoni e tante altre immagini allegoriche ornano la basilica creando un mix di singolare fascino.

Terminata la visita alla città, il tempo di mangiare qualcosa, comprare qualche souvenir e fare qualche foto, ed eravamo subito in viaggio per Otranto, altra perla del Salento per la sua affascinante storia e per la sua incommensurabile bellezza naturale. Come ci ha raccontato la guida che ci ha accompagnato alla scoperta dei segreti della città, Otranto deve la sua importanza e la sua magnificenza alla sua stessa posizione strategica: essa si affaccia direttamente sul mare ed è il punto più a Est d’Italia. Ciò ha dato grande importanza nei secoli al suo porto, oggi di modesta portata, ma un tempo di estrema notorietà, come lo stesso nome della città sembra dimostrare, secondo molti derivante dal termine “Idrus”. La visita è partita dalle mura perimetrali della città, costruite intorno al Trecento con la tecnica del “coccio pesto”, poi arricchite da fortificazioni successive, come il Bastione Lanceolato di Carlo V.

A pochi passi la visita è continuata con il Castello Aragonese (poi divenuto proprietà di Carlo V stesso, come testimoniato dal suo stemma e da quello dei suoi viceré) e con la cattedrale, luogo in cui l’arte diventa sacra e il sacro diventa arte.

Appena entrati ci ha lasciato con il fiato sospeso l’immenso mosaico pavimentale che copre l’intera navata centrale della cattedrale, un albero della vita diverso da tutti gli altri, sia per l’incrocio tra figure sacre e pagane (come quella di Alessandro Magno), sia per i suoi frutti, diversi dalle solite mele, bensì rimpiazzate da fichi, i frutti più diffusi nella zona.

 

La navata di destra terminava con la Cappella dei Martiri, che raccoglie le spoglie degli ottocento abitanti di Otranto massacrati e decapitati dai Turchi sul Colle della Minerva nel 1480 per non aver voluto rinnegare la fede cristiana. In una cattedrale in cui tutto è particolare e niente è usuale, non poteva essere altrimenti anche la cripta: situata al di sopra del livello stradale (e non sotto come ci si aspetterebbe), è dotata di ben 42 colonne che la sorreggono,  tutte diverse tra loro per tipologia di marmo, stile di decorazione,  capitello e luogo di provenienza. Esse infatti sono colonne di riporto, cioè sono state trasferite nella cripta da altre ubicazioni, dando vita a un mix di accordo e leggera armonia. In questo modo chiunque fosse entrato nella cattedrale si sarebbe sentito un po’ a casa, avendo trovato lì qualche colonna della sua regione di provenienza. Usciti dalla cripta, abbiamo visitato la prima vera basilica di Otranto: la chiesa di San Pietro, risalente al periodo bizantino, un piccolo scrigno medievale che ha resistito a più di un millennio. Con la sua pianta a croce greca inscritta in un quadrato, viene ad essere infatti un classico esempio di architettura bizantina, sicuramente il più rappresentativo dell’intera Puglia.

Terminato il tour guidato, abbiamo avuto più di un’ora per godere al meglio della città di Otranto, tra passeggiate sul lungomare e degustazione di cibi locali, tutto questo addentrandoci in quelle strade che ad ogni passo alimentavano la nostra curiosità, che non facevano altro che svelarci una magia sempre più coinvolgente. Insomma, un’atmosfera fantastica avvolgeva ognuno di noi, un sogno da cui nessuno si sarebbe voluto poi svegliare. Immersi in questi pensieri e con la gioia stampata sul volto, siamo saliti nuovamente sul bus per l’ultima volta della giornata: eravamo diretti, questa volta, alla meta principale dell’intero viaggio: Santa Maria di Leuca, la città che segna la punta estrema della Puglia.

Ore 19:00: la stanchezza che dopo 11 ore di viaggio si appalesava veniva oscurata dall’eccitazione improvvisa alla vista del luogo in cui avremmo trascorso i tre giorni successivi. Si trattava del “Messapia Hotel & Resort”, una struttura enorme e piena di attrazioni, sia al suo interno, sia nelle sue vicinanze, con camere dotate ognuna di terrazze e giardini, due piscine in comune, un campetto da calcio, un teatro, una piccola sala giochi, ma soprattutto situata a due passi dal protagonista principale del nostro viaggio: lo splendido mare che bagna il paese. Dopo la calda accoglienza e l’illustrazione del programma, dopo una doccia che ha lavato con sé ogni stanchezza, è iniziata la prima sera in quella splendida location: cena a base di pesce, e poi l’animazione serale, che ci ha coinvolto tutti in uno spettacolo divertentissimo. Tutto lasciava presagire il meglio.

7 settembre 2021: un paradiso terrestre ci stava ospitando in quel momento, un paradiso che avremmo scoperto poco alla volta, in questa giornata e in quelle successive. La sveglia è suonata alle 7:00 (forse è stato uno dei pochi risvegli graditi a quell’ora), e dopo colazione sono iniziate le diverse attività: si sono formati due gruppi, “Scirocco” e “Tramontana”, e questi si sarebbero dati il cambio tra vela ed escursioni in barca

Dopo una chiara lezione teorica su tipologie di barche e terminologia marittima, ci siamo diretti tutti a mare a bordo di una barca a vela. È impossibile spiegare a parole cosa si provi a salire lassù, a fare tutto quello che prima di allora si era avuta solo la possibilità di vedere in TV: issare le vele, direzionare il timone, cazzare le scotte, sollevare il boma, sentire il mare sulla pelle, nelle vene, capirne i movimenti, i segnali, diventandone un tutt’uno. E tutto questo stando in compagnia, insieme a una “ciurma” di ragazzi a cui come me, come tutti noi, brillavano gli occhi come non mai. Esperienza nell’esperienza è stata la simulazione di una scuffia: ribaltare una barca in mare aperto per poi risollevarla. Una vera e propria avventura che ha coinvolto tutti: ragazzi, insegnanti, e lo stesso dirigente scolastico, che ha preso parte a tutte le iniziative, essendone il vero e proprio motore. Rientrati sulla terraferma, il tempo di lavarsi e pranzare ed eravamo nuovamente in mare: iniziavano per noi le escursioni in barca, per ammirare dal mare le meraviglie naturali che la costa pugliese ci offre su entrambi i versanti, quello ionico e quello adriatico.

“Vito il magnifico”, la nostra guida, ci ha accompagnato alla scoperta delle insenature, delle grotte naturali e delle acque che ci ospitavano, indicandoci anche le attrazioni caratteristiche del paese visibili dal mare: le antiche ville, fatte costruire nel tempo dai nobili con forme sempre più strane (quella di un comò rovesciato, di una pagoda cinese e tante altre), le bagnarole (riservate un tempo alle aristocratiche salentine, costruzioni in riva al mare che permettevano alle stesse di fare il bagno al riparo da occhi indiscreti e dal sole, conservando la pelle bianca), la cascata monumentale e il faro di Leuca, primo in Italia per luce emessa. Dopo aver ammirato dall’imbarcazione grotte come quella del Drago, delle Tre Porte, degli Innamorati e del Diavolo, è arrivato il momento di togliersi le magliette e di tuffarsi nell’acqua più limpida che avessimo mai visto. E poi da lì, a nuoto per le grotte, liberi da ogni ansia e preoccupazione. Dopo trenta minuti di tuffi e nuotate, siamo risaliti sulla barca e, come se le esperienze fatte non fossero abbastanza, il nostro Vito ci ha permesso di guidare la sua barca a motore, per poi regalarci dei deliziosi taralli pugliesi, con cui abbiamo organizzato un nostro aperitivo privato sul bordo piscina. Il secondo giorno non era ancora finito, ma tanta è stata l’intensità di emozioni vissute che mai un viaggio sembrava star durando così tanto. Dopo la cena e balli di gruppo la notte è calata: bisognava dormire per prepararsi per un nuovo imprevedibile giorno.

8 settembre 2021: il copione si ripete, ma cambia scenografia. Anche adesso Scirocco e Tramontana si alternavano nelle attività, anche ora si praticavano vela ed escursioni in barca, ma questa volta con alcune novità. Se il giorno precedente ci eravamo tutti diretti alla scoperta del versante ionico, adesso ad essere al centro delle escursioni era quello adriatico, a mio avviso ancor più bello del precedente.

Anche qui le grotte numerosissime assumono i nomi più strani: grotta di Terradico (o degli Indiani), grotta dei Gabbiani, Verdusella, ma quella forse più spettacolare è quella del Soffio, così chiamata perché particolari condizioni di pressione fanno sì che al suo interno si produca un vero e proprio spruzzo di acqua che esce verso l’esterno.

Proprio in prossimità di questa abbiamo avuto la possibilità tuffarci, sperimentando di prima persona un fenomeno naturale tanto unico quanto spettacolare, quasi simile a un trucco di magia: la stessa magia che stavamo vivendo in quel momento!

Nel pomeriggio ci attendeva invece un’altra lezione teorica, durante la quale abbiamo imparato altre manovre e regole di navigazione, e anche a dar vita ai diversi nodi che un velista deve conoscere, dal nodo savoia alla gassa d’amante, tutti con le rispettive funzionalità: tutte cose che abbiamo poi trovato all’interno di un manuale di vela che ci è stato offerto, con la promessa che ci è stata fatta di un ritorno futuro a praticare tali attività insieme a scuola.

Si avvicinava così l’ultima sera a Santa Maria di Leuca, quella che bisognava vivere al meglio, quella che doveva essere la migliore di tutte. È così che il dirigente scolastico ha deciso di portarci fuori dal nostro Resort, a passeggiare per le strade della città, sostando in riva al mare, sedendoci nei locali a bere qualcosa, girando per bancarelle e negozi a comprare qualche ricordo di quella notte: doveva essere una notte indimenticabile, e così è stato.

9 settembre 2021: ultima sveglia a Santa Maria di Leuca, ultima colazione in albergo, ultima giornata in barca a vela. Ma la voglia di fare superava la malinconia subentrata al pensiero che tutto questo stava per finire. Il mare di mattina era più agitato del solito, ma ciò ci ha regalato altre esperienze ed altre emozioni, insegnandoci a gestire situazioni finora mai sperimentate.

E poi anche adesso vi era una novità: al mare veniva coniugata la montagna, con eco-trekking sul percorso delle Cipolliane, un sentiero in mezzo al verde situato su una collina a due passi dal mare, dal quale abbiamo potuto ammirare uno spettacolo mozzafiato. Nel pomeriggio ci è stata concessa la possibilità di un ultimo bagno, questa volta senza barche, senza attività, solamente noi, tutti in cerchio, a raccontarci di quante cose belle siano successe in così poco tempo, sognando in una futura possibile esperienza del genere.

Ore 17:00, dopo una doccia veloce i bagagli sono stati sistemati all’interno dei due bus, tutti siamo saliti a bordo, stanchi sì, ma soddisfatti di un tale viaggio. Abbiamo vissuto momenti indimenticabili, che hanno fatto nascere nuove amicizie, che ci hanno fatto appassionare a nuovi sport, che ci hanno fatto conoscere nuovi luoghi, nuovi segreti e nuove realtà. Ci aspettavano altre sette ore di viaggio, in cui abbiamo cantato, tutti insieme, tutti uniti, consci di aver scritto una pagina della nostra vita che non dimenticheremo mai, riconoscenti verso chi ci aveva permesso tutto questo: il nostro preside, insieme ai professori, che ci hanno accompagnato, partecipando alla nostra stessa gioia, in questo stupendo viaggio.