Giù le mani dalle scuole: non immaginate di quanta fatica siano fatte!
Il nostro liceo, in particolare la sede di via Volta (come altre scuole del territorio torrese), continua ad essere nel mirino di atti vandalici. Stamattina si è verificato l’ennesimo raid ad opera di chissà quali ignobili di turno. Qualche “ladro di caramelle e pochi spiccioli” – come ha dichiarato il dirigente prof. Benito Capossela ai giornalisti de “Lo Strillone” – ha vandalizzato il locale d’ingresso dov’erano collocati i distributori automatici, distruggendoli per portare via il misero bottino di qualche bibita e/o merendina.
A tutti rimbalza agli occhi l’evidente danno economico. Tuttavia, c’è un danno dal valore maggiore, ancor più grave e che, però, passa inosservato: quello in offesa di chi, ogni santo giorno, instancabilmente, si è prodigato a costruire un mattone dopo l’altro, quello che, negli ultimi quattro anni, è stato trasformato con tanta fatica in un posto in cui star bene, una vera scuola tutta “nostra”, nonostante le difficoltà attribuibili alla creazione di una nuova sede, ancora strutturalmente unita al vecchio istituto di appartenenza.
Non si parla di persone speciali o di chissà chi: si tratta di insegnanti, di quelli che vivono il loro lavoro come una missione, con anni di esperienza alle spalle e che fanno sempre più del dovuto. Vanno oltre i limiti del possibile e del fattibile, ma non lo dicono mai a nessuno. Sono scattanti e si rimboccano le maniche anche quando non è compito loro, si offrono di aiutare il personale ATA quando ce n’è bisogno – senza mai voltare loro le spalle solo perché insegnanti -, quasi sempre arrivano alle 7:30 di mattina e tornano a casa alle 16:30 di pomeriggio, trattenendosi a scuola oltre il loro orario di servizio per coprire i due turni. Anche quando non devono. E noi li abbiamo visti, li vediamo. Vediamo i loro occhi stanchi alla fine di una giornata. Però, restano in silenzio, non si lamentano mai, perché l’amore verso il loro lavoro e nei confronti di noi alunni è enorme e li aiuta ad avvertire un po’ meno il peso dello sfinimento.
Alla vista di scene simili, quindi, ribolle il sangue perché è spontaneo pensare all’amarezza dei nostri docenti, che così vedono vanificato il loro lavoro, ma solo temporaneamente: inevitabilmente si impegneranno di nuovo esclusivamente per noi alunni e per garantire il nostro benessere a scuola. Mi rivolgo ai responsabili di questi atti inqualificabili: provo indignazione verso di voi, ma anche avvilimento e mortificazione. Non riesco più a vedervi ledere il lavoro di tante persone, non lo sopporto! Mi chiedo se, almeno una volta, per un secondo, abbiate provato vergogna: fermatevi a riflettere: le scuole non si toccano, perché nemmeno immaginate di quanta fatica e sforzi siano fatte!
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