Arrivati al quarto anno di liceo ci ritroviamo a studiare il pensiero di molti autori del passato, fra cui Niccolò Machiavelli e tanti altri: ma cosa avranno da insegnarci ancora? Come attività di classe ci siamo sforzati di riflettere sull’attualità del loro pensiero, cercando di comprendere se tali idee siano applicabili ancora oggi, per poi delineare il nostro prototipo di leader ideale.

Personalmente, facendo riferimento alla concezione di Machiavelli secondo cui la politica deve essere separata dalla morale, ritengo che la sua sia un’ideologia applicabile solo limitatamente e per determinati casi. Ovviamente per un’analisi del genere dobbiamo mettere un attimo da parte quello che era il fine ultimo della trattazione di Machiavelli: salvare l’Italia da una profonda crisi.

Innanzitutto penso che al giorno d’oggi sia quasi del tutto inevitabile che un politico non faccia a meno della propria etica. Tuttavia, va detto che ogni persona ha i propri valori morali, che possono differire in tutto e per tutto con quelli di qualcun altro. Questo significa che un politico che si comporta in un determinato modo può sembrare sia morale sia immorale. Per fare un esempio: Salvini è contro la venuta degli immigrati in Italia e per questo vorrebbe chiudere tutti i porti. Agli occhi di chi non la pensa come lui, questo comportamento è assurdo e da condannare, ma per lui stesso e per chi condivide le sue stesse idee, Salvini salvaguarda gli interessi del suo Paese. Da qui si deduce che il senso etico è relativo e, quindi, non so se si possa separare del tutto dalla politica, perché il succo della questione sta a come si interpreta un certo provvedimento politico.

Considerando ciò, ritengo che il leader ideale sia colui che in alcuni casi porta avanti le sue ideologie e agisca secondo il suo senso morale, ma che in altri è capace di mettere da parte tutto ciò e fare quello che è bene per il Paese: la duttilità, come la intendeva Machiavelli. L’esempio perfetto a mio avviso è la regina Elisabetta II d’Inghilterra.  Più volte i documentari storici e le serie tv hanno parlato del conflitto interiore della regina, fra la sua volontà come semplice donna e i suoi doveri monarchici. Molte volte ha dovuto impedire il matrimonio di sua sorella solo perché l’uomo da lei scelto non corrispondeva agli standard imposti dalle tradizioni della corona: era suo compito difendere l’immagine e la stabilità della monarchia inglese dagli scandali. E’ stata, quindi, capace di trascendere i suoi sentimenti di sorella, comportandosi non da tale ma da sovrana.

Tuttavia,  non possiamo ritrovare in Italia una tale accortezza governativa. La nostra è una repubblica parlamentare in cui le nostre idee sono rappresentate dai partiti politici, ma ognuno la pensa differentemente da un altro e non si presta molta attenzione all’immagine pubblica che, al contrario, nel caso della regnante inglese è fondamentale per tenere saldo il suo regno. Mentre un monarca deve essere capace di andare oltre la propria morale perché lo Stato è guidato interamente da lui, nella repubblica si assiste spesso a dimissioni e sostituzioni, per cui chiunque può agire come meglio crede in quanto lo Stato italiano non si basa sulla sua identità di singolo ma su altri fattori.

Tuttavia, possiamo riprendere i pensieri di Machiavelli, e di altri, anche nel nostro Paese. Infatti le leggi riguardo i pentiti di camorra sono un esempio di etica che lascia spazio alla ragione di Stato, secondo cui bisogna accettare l’idea di liberare prima un criminale in cambio di informazioni sulle criminalità organizzate. Perciò la capacità di attraversare il male, laddove sia necessario, a grandi linee possiamo dire che sia ancora presente.

Un altro altro spunto di riflessione può essere cotituito dalla questione del green pass, una scelta del governo che ha scatenato non poche critiche e disapprovazione. Nella grave situazione dei contagi in Italia i politici erano tenuti a prendere una drastica decisione, anche se essa non veniva, e non viene, approvata dai cittadini. “Homo homini lupus”, diceva Hobbes, che descriveva gli uomini come lupi capaci solo di sbranarsi a vicenda. Secondo Hobbes gli uomini avevano bisogno di un capo che li guidasse ed essi erano tenuti a privarsi del loro diritto alla libertà per fare in modo che, paradossalmente, il sovrano potesse tutelare tale libertà. In un certo senso questo concetto è molto attuale, perché anche se siamo stati privati della libertà di uscire durante la quarantena, di mangiare al coperto o di andare in palestra senza green pass, tutto ciò è volto solo a tutelare noi stessi e chi ci sta intorno, anche se non condivide le nostre scelte.

In conclusione, anche se per specifici ambiti questi pensieri del passato possono essere anche applicati ai nostri giorni, ma prima dobbiamo svuotarli dei valori del loro tempo e conformarli alla nostra epoca. Riprendere il passato e rinnovarlo, un po’ alla Machiavelli.