Temperature globali che segnano sempre nuovi record. Una quantità senza precedenti di ghiacci artici che si sciolgono. Ettari di foreste e boschi che ogni anno finiscono in fumo…

 L’alterazione dell’ambiente naturale causata dall’attività umana sta presentando un conto sempre più salato. Le azioni concrete per cercare di deviare la rotta iniziano a squarciare il velo dell’indifferenza, smuovendo le coscienze. 

In aumento costante è il numero di persone che della salvaguardia dell’ambiente hanno fatto un’esigenza di vita. Un’esigenza che deve coinvolgere la collettività perché in un mondo che è di tutti, nessuno ha il diritto di danneggiarlo.

 I leader mondiali devono tirare fuori più fondi per aiutare le popolazioni dell’Africa che già oggi soffrono i danni maggiori della crisi climatica… E’ il momento che smettano di parlare e comincino ad agire…”. Lo ha detto in un vibrante discorso contro la politica inattiva e inerme, Vanessa Nakate alla conferenza dei giovani sul clima nell’ambito della PreCop26 di Milano dello scorso settembre.

 24 anni, ugandese di Kampala, laurea in economia aziendale, ha fatto della lotta contro l’emergenza climatica la sua battaglia personale. Ha scoperto l’ambientalismo solo nel 2019, anno in cui ha avviato uno sciopero solitario di protesta contro gli effetti della crisi climatica che ha fatto dell’Uganda, già tra i più poveri del mondo, uno dei paesi più esposti alla catastrofe ambientale. 

Ma la sua voce si è presto levata alta, facendo sempre più proseliti in un continente dove l’emergenza ambientale, tra le tante esistenti, non è certo la più immediata. 

Ogni attivista ha una storia da raccontare. Ogni storia ha una soluzione e ogni soluzione può cambiare la vita di una persona”. E lei si è fatta combattente per le persone e per il pianeta

Per mettere pressione alle istituzioni e agli scienziati del suo Paese, ha deciso di seguire il modello di Greta Thunberg. E’ stata la prima a promuovere il movimento ambientalista Friday for future in Uganda.

Fondatrice del Rise up climate, per rendere  i giovani africani consapevoli della crisi climatica, Vanessa ha dato prova del suo spirito combattivo e della voglia di riscatto per la sua terra. Grazie alla sua forza e alla sua determinazione, la sua voce ha cominciato ad essere ascoltata.  E’ riuscita a portare avanti le sue istanze nel corso di eventi prestigiosi.

Tra le cento donne più illuminate ed influenti dell’anno 2020 secondo la BBC, il suo percorso non è stato sempre facile: spesso è stata discriminata per il colore della pelle. E’ stata esclusa da una foto che la ritraeva accanto ad altre cinque ambientaliste- tutte bianche e occidentali-, in occasione del World economic forum di Davos, in Svizzera. ” Non avete cancellato solo una foto. Avete cancellato un continente ma io sono più forte di prima” ha tuonato Vanessa Nakate.

E continua a combattere e a coltivare la speranza che presto si realizzi una giustizia climatica. “No planet A, no planet B”: tutti i paesi devono le stesse attenzioni dai media.

Ha a cuore il futuro della Terra. Il suo impegno e la sua protesta sono la conferma che la crisi climatica non la si può più ignorare.